9.0
- Band: SOLITUDE AETURNUS
- Durata: 00:47:43
- Disponibile dal: 01/07/1991
- Etichetta:
- Roadrunner Records
Spotify:
Apple Music:
Arrivati al debutto nel 1991 i texani Solitude Aeturnus continuano ad essere tutt’oggi, a quasi vent’anni di distanza, la band che insieme agli svedesi Candlemass ha tenuto alta la bandiera del doom metal classico a livello internazionale. “Into the Depths of Sorrow”, pur arrivando a quasi cinque anni di distanza da “Epicus Doomicus Metallicus”, ne riprende le linee guida e le reinterpreta in maniera personale creando un sound unico e tutt’ora inimitato: pur rimanendo fedele ai ritmi lenti e trascinati tipici del doom metal, i Solitude Aeturnus aggiungono la potenza dei riff di scuola statunitense e accelerazioni che rendono meno prevedibile e maggiormente variegata la loro proposta. Solido catalizzatore e dispensatore di emozioni Robert Lowe, attuale anello di congiunzione tra il quintetto texano e quello svedese, singer dalle indiscutibili doti canore ed avvincente attore in sede live. Tocca alle inquietanti note di “Dawn of Antiquity” l’obbligo di introdurre l’ascoltatore nell’universo dei Solitude Aeturnus, un universo fatto di desolazione e tristezza, elementi ben visualizzati dalla triste immagine che troneggia nella cover del lavoro. Non fatevi scoraggiare dalla lunghezza delle tracce presenti nel lavoro, la ricchezza di cambi di tempo e la varietà delle composizioni di “Into the Depths of Sorrow” vi sapranno accalappiare sin dal primo ascolto: impossibile non cadere vittima dei ritmi malinconici di “Destiny Falls to Ruin” e dal dirompente crescendo di tracce come l’iniziale duo composto da “Opaque Divinity” e “Transcending Sentinels”. Rocciosa e perfettamente in linea con l’irruenza dei riff partoriti dalla chitarra di John Perez la sezione ritmica composta da Lyle Steadham al basso e dal fantasioso drumming di John Covington, elemento che spicca in maniera netta sulla quasi scontata staticità dei drummer del genere. Le totalità delle melodie presenti nel lavoro, sotto forma di malinconici arpeggi e sconsolate armonie, non concedono alcuno spiraglio di luce all’ascoltatore, perennemente cullato nell’oblio messo in musica dai Solitude Aeturnus: il lato più epico e melodrammatico della formazione viene a galla in tracce come “White Ship” e la conclusiva “Where Angels Dare to Tread”, perfetti esempi di unione tra la solennità dei riff di J.Perez e l’angosciosa e teatrale interpretazione canora di R.Lowe. “Into the Depths of Sorrow” è un classico a cui proprio non si può rinunciare quando si tira in ballo il doom metal: la qualità delle composizioni, l’atmosfera e la superba prestazione tecnica della formazione consacrano il primo parto della formazione di Arlington nell’olimpo del doom. Provvidenziale la ristampa del lavoro ad opera della polacca Metal Mind che ha contribuito a rimettere sul mercato un album di difficile reperibilità nella sua originale edizione stampata dalla Roadrunner Records. Insieme al successivo “Beyond the Crimson Horizon” uno dei capisaldi assoluti di questa gloriosa formazione: fatelo vostro senza pensarci due volte.