SOMBRETOUR – To Any World Beyond The Tomb

Pubblicato il 27/05/2025 da
voto
7.5
  • Band: SOMBRETOUR
  • Durata: 00:35:00
  • Disponibile dal: 30/05/2025
  • Etichetta:
  • Canti Eretici

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Con “To Any World Beyond The Tomb”, l’artista francese Jérémie V. Griseval inaugura il progetto Sombretour con un’opera prima che, nella sua concisa durata, si rivela compiuta sul piano espressivo e già dotata di una fisionomia piuttosto riconoscibile. Sei tracce appena, ma sufficienti a delineare un’estetica sonora interessante, fondata sulla commistione fra i toni foschi del death-doom/dark metal europeo di matrice novantiana e aperture più ariose, debitrice di certo più recente immaginario post-black o blackgaze.
Alla base si ritrova appunto quel metal oscuro e tormentato che ha avuto nei Katatonia della metà degli anni Novanta, nei primi October Tide e nei Rapture gli interpreti più emblematici: riff a cascata, atmosfere grevi, un’ossatura ritmica semplice ma incalzante. Tuttavia, Griseval non si limita a ripercorrere formule codificate: la sua rilettura, già di per sé ispirata, viene infatti arricchita da un gusto per la melodia che, almeno in alcuni episodi, introduce trame chitarristiche più sottili e ariose, che richiamano alla mente gli esordi di Alcest e Les Discrets. È proprio nel dialogo fra queste due anime – una più dura e terrena, l’altra carezzevole e rarefatta – che il disco trova il suo centro di gravità.
La tracklist, pur nella brevità, è ben calibrata, presentando composizioni più strutturate a tracce semi-strumentali che conferiscono respiro e coesione all’ascolto. Durante l’ascolto, si comprende come Griseval debba ancora del tutto affinare la fusione e la direzione stilistica di Sombretour, perché un pezzo come la title-track appare più nitidamente dark/death-doom, mentre brani come “No Star Will Light My Coming Night” e “Remembrances Never Die” rappresentano in modo più compiuto la vocazione sincretica del progetto, in bilico tra tradizione e slanci contemporanei, non lontana – per certi tratti – da quanto proposto dai Varaha nel loro ottimo esordio di qualche anno fa.
Un ulteriore elemento di solidità risiede comunque nell’eccellenza dei collaboratori coinvolti: alla batteria Hannes Grossmann (Triptykon, Alkaloid, ex Obscura), la cui sensibilità tecnica ed espressiva conferisce profondità dinamica alle trame di Griseval; alle voci estreme, Topias Jokipii, capace di spaziare tra registri in growl a urla più laceranti con indubbia disinvoltura. Lo stesso Griseval si occupa quindi delle voci pulite, le quali si rivelano già funzionali al contesto: ben integrate nei brani, evitano la trappola dell’alternanza meccanica con il growl, contribuendo invece a un fluire narrativo organico e suggestivo.
I testi, tratti da poesie di Emily Brontë, infondono al disco un’ulteriore profondità letteraria e romantica, generando un interessante contrasto con l’originale immaginario evocato dall’artwork, realizzato in fotografia analogica dall’artista Emmanuella Zachariou. Un’estetica visiva di forte impatto, tra echi ottantiani e suggestioni horror più pop, per una miscela che traduce in immagini temi come la memoria traumatica o il confine fra sogno e incubo.
Grazie anche a una resa sonora solida, rifinita in sede di mixaggio e mastering da Spenser Morris (Panopticon, Saor), “To Any World Beyond The Tomb” si impone come esordio riuscito e carico di promesse.
Un’opera prima che non ha ancora smussato tutte le asperità della sua visione, ma che, un po’ anche per questo, risulta vibrante e sincera: le premesse per un seguito di grande interesse ci sono tutte.

 

TRACKLIST

  1. To any World beyond the Tomb
  2. No Star will light my coming Night
  3. Her Spectral Imagination
  4. Remembrances never die
  5. A Spell : the Winterwind
  6. In Dungeons Dark I cannot sing
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