7.5
- Band: SOMBRETOUR
- Durata: 00:35:00
- Disponibile dal: 30/05/2025
- Etichetta:
- Canti Eretici
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Con “To Any World Beyond The Tomb”, l’artista francese Jérémie V. Griseval inaugura il progetto Sombretour con un’opera prima che, nella sua concisa durata, si rivela compiuta sul piano espressivo e già dotata di una fisionomia piuttosto riconoscibile. Sei tracce appena, ma sufficienti a delineare un’estetica sonora interessante, fondata sulla commistione fra i toni foschi del death-doom/dark metal europeo di matrice novantiana e aperture più ariose, debitrice di certo più recente immaginario post-black o blackgaze.
Alla base si ritrova appunto quel metal oscuro e tormentato che ha avuto nei Katatonia della metà degli anni Novanta, nei primi October Tide e nei Rapture gli interpreti più emblematici: riff a cascata, atmosfere grevi, un’ossatura ritmica semplice ma incalzante. Tuttavia, Griseval non si limita a ripercorrere formule codificate: la sua rilettura, già di per sé ispirata, viene infatti arricchita da un gusto per la melodia che, almeno in alcuni episodi, introduce trame chitarristiche più sottili e ariose, che richiamano alla mente gli esordi di Alcest e Les Discrets. È proprio nel dialogo fra queste due anime – una più dura e terrena, l’altra carezzevole e rarefatta – che il disco trova il suo centro di gravità.
La tracklist, pur nella brevità, è ben calibrata, presentando composizioni più strutturate a tracce semi-strumentali che conferiscono respiro e coesione all’ascolto. Durante l’ascolto, si comprende come Griseval debba ancora del tutto affinare la fusione e la direzione stilistica di Sombretour, perché un pezzo come la title-track appare più nitidamente dark/death-doom, mentre brani come “No Star Will Light My Coming Night” e “Remembrances Never Die” rappresentano in modo più compiuto la vocazione sincretica del progetto, in bilico tra tradizione e slanci contemporanei, non lontana – per certi tratti – da quanto proposto dai Varaha nel loro ottimo esordio di qualche anno fa.
Un ulteriore elemento di solidità risiede comunque nell’eccellenza dei collaboratori coinvolti: alla batteria Hannes Grossmann (Triptykon, Alkaloid, ex Obscura), la cui sensibilità tecnica ed espressiva conferisce profondità dinamica alle trame di Griseval; alle voci estreme, Topias Jokipii, capace di spaziare tra registri in growl a urla più laceranti con indubbia disinvoltura. Lo stesso Griseval si occupa quindi delle voci pulite, le quali si rivelano già funzionali al contesto: ben integrate nei brani, evitano la trappola dell’alternanza meccanica con il growl, contribuendo invece a un fluire narrativo organico e suggestivo.
I testi, tratti da poesie di Emily Brontë, infondono al disco un’ulteriore profondità letteraria e romantica, generando un interessante contrasto con l’originale immaginario evocato dall’artwork, realizzato in fotografia analogica dall’artista Emmanuella Zachariou. Un’estetica visiva di forte impatto, tra echi ottantiani e suggestioni horror più pop, per una miscela che traduce in immagini temi come la memoria traumatica o il confine fra sogno e incubo.
Grazie anche a una resa sonora solida, rifinita in sede di mixaggio e mastering da Spenser Morris (Panopticon, Saor), “To Any World Beyond The Tomb” si impone come esordio riuscito e carico di promesse.
Un’opera prima che non ha ancora smussato tutte le asperità della sua visione, ma che, un po’ anche per questo, risulta vibrante e sincera: le premesse per un seguito di grande interesse ci sono tutte.