6.5
- Band: SONATA ARCTICA
- Durata: 00:56:14
- Disponibile dal: 06/09/2019
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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“Talviyö”, tradotto dal finlandese, significa letteralmente ‘notte d’inverno’, il che descrive in maniera discretamente accurata la sensazione di freddo che tendiamo a provare, da diversi anni a questa parte, al momento di inserire un nuovo album degli ex power metaller nordici Sonata Arctica nel lettore. Sensazione che, ad ascolto concluso, si fa ogni volta più evidente, e anche quest’anno, ahinoi, sembra che la tendenza generale non sia poi tanto cambiata. Volendo spiegarci meglio, potremmo descrivere questa ennesima fatica, ad opera di Tony Kakko e compagni, come una sorta di proseguimento di quella trafila amarognola, per non dire insipida, di prodotti piatti e privi di guizzi che, ora come ora, rappresentano quasi una sorta di normalità per tutto ciò che concerne uno dei gruppi finlandesi più amati di sempre. Eccezion fatta per la iniziale “Message From The Sun” e per la strumentale “Ismo’s Got Good Reactors”, le quali sembrano quasi voler fare una citazione allo stile più power metal-oriented dei primi lavori, seppur senza la stessa potenza e ispirazione, l’intera tracklist tende a non osare mai più di un tot, mantenendo sempre e comunque le medesime soluzioni melodiche e stilistiche che, diciamo pure la verità, tendono ad annoiare relativamente in fretta.
Una sfilza di midtempo, intervallati da un paio di ballad gradevoli, ma assolutamente non imprescindibili, danno forma a un album che finisce inevitabilmente col non sapere quasi di nulla, nonostante la presenza di qualche idea tutto sommato di buon livello qualitativo, come ad esempio la deriva simil AOR della catchissima “Cold”. Tutto questo con la voce, oramai sempre più nasale, del sopracitato Tony Kakko a farla da padrone, con risultati invero a dir poco altalenanti. Volendo, ci si potrebbe chiedere se abbia ancora senso reclamare a gran voce i tempi in cui i Sonata Arctica rappresentavano una delle realtà più ispirate del loro genere, dato che appare ormai chiaro quali siano i venti che i nostri cinque finnici intendano continuare a seguire. Tuttavia, è altrettanto vero che, quando si cresce in compagnia di una determinata band, ritrovarsi a percepire un senso simile di amarezza in concomitanza di ogni nuova uscita, non rappresenta proprio una situazione anche solo vagamente piacevole. Con questo non vogliamo rappresentare la cosiddetta ‘notte d’inverno’ come qualcosa di qualitativamente scadente, ma semplicemente come una mediocre summa di elementi più o meno apprezzabili, che però mai riusciranno a colmare il vuoto che, da circa una decina d’anni, permea il cuore di molti loro estimatori, o presunti tali.