SONATA ARCTICA – Unia

Pubblicato il 25/05/2007 da
voto
7.0
  • Band: SONATA ARCTICA
  • Durata: 00:58:34
  • Disponibile dal: 25/05/2007
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast
  • Distributore: Audioglobe

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I finlandesi Sonata Arctica fin dall’inizio si erano imposti all’attenzione generale come una delle migliori band che sul finire degli anni ’90 popolavano il sovraffollato panorama del genere power, che proprio in quegli anni stava vivendo un vero e proprio boom, in quanto a seguito e qualità. Lavori come “Ecliptica” o “Silence” sono divenuti ormai veri e propri classici di questo genere, e ciò ha catapultato i Sonata Arctica in cima alle preferenze di gran parte degli amanti del power, il tutto confermato da lavori come “Winterheart’s Guild” e “Reckoning Night” che, pur senza riuscire ad eguagliare i primi due lavori, confermarono la band scandinava tra le massime esponenti del power. Passano gli anni, le mode cambiamo e naturalmente anche i generi vengono riscritti e il power metal, a differenza di quanto avveniva nella scorsa decade, non è più un genere che gode di tante simpatie, spesso addirittura snobbato a priori o definito adolescenziale, e le nuove band non hanno certamente fatto nulla di buono nel cercare di rinnovare tale genere. Forse tutto questo ha influito sull’ultimo lavoro dei Sonata Arctica che hanno spiazzato un po’ tutti, compresi i loro più fedeli fan, confezionando un album che si allontana parecchio dal loro canonico power fatto di cavalcate speed in doppia cassa, chorus orecchiabili, riff potenti e veloci: insomma la regola non scritta di “Unia” sembra quasi quella di eliminare tutti quei cliché che avevano contrassegnato i loro precedenti lavori. Così la loro ultima fatica si presenta meno immediata, ma più ricercata e mutevole, un album più cupo ed atmosferico a cui sta certamente stretta l’etichetta “power” e che invece sarebbe più corretto definire melodic metal: le nuove composizioni si estendono infatti ad abbracciare soluzioni progressive, hard n’ heavy e persino rock, e proprio in tal senso fin troppo chiara risulta l’influenza esercitata dai Queen sul songwriting di Tony Kakko, il cui approccio interpretativo risulta più aggressivo ed intimista, meno votato alla ricerca dell’acuto da piazzare ad ogni costo, ma anche le chitarre di Liimatainen, il drumming di Portimo, meno ripetitivo e più fantasioso, e le tastiere di Klingenberg, la cui presenza è più dosata ed atmosferica, si adattano al nuovo corso; forse sarebbe opportuno definre “Unia” meno scontato ed ovvio dei precedenti lavori. L’opener “In Black And White” ha un tocco epico, vicino alle sonorità care al gruppo finlandese, si tratta di un mid-tempo articolato a volte aggressivo (la parte iniziale e finale) a volte soave (il chorus), in possesso di una buona melodia e di un intermezzo strumentale un po’ atipico, che lo rendono difficilmente assimilabile ai primi ascolti, ma soprattutto questo brano sembra voler offrire un passaggio più graduale e meno traumatico alle nuove sonorità. Ancor più vecchia maniera è “Paid In Full”, primo singolo estratto, un ottimo brano che poggia su linee melodiche malinconiche ed emozionanti, tempi più veloci ed un buon lavoro di backing vocals, certamente tra i migliori del lotto. I primi veri indizi della virata stilistica dei Sonata Arctica si sentono in “For The Sake Of Revenge”, dove le chitarre suonano più basse e l’atmosfera in generale si fa più cupa, lo si nota in particolare nel ritornello triste e nell’interpretazione sentita di Kakko, in splendida forma; si torna invece a strutture più tipicamente power con “It Won’t Fade”, ed anche Kakko torna su tonalità alte, ma le linee vocali risultano indovinate e particolari anche grazie al buon uso delle backing vocals, il ritornello melodico ed orecchiabile e l’intermezzo quasi recitato dona maggiore enfasi al brano; poi la delicata ballad “Under Your Tree”, che magari può sembrare anonima ai primi ascolti ma che invece riesce a catturare grazie alla sua melodia evocativa ed atmosferica, mentre “Caleb” chiude questa soddisfacente prima parte della nuova fatica del combo finlandese: la lenta intro viena sormontata da riff taglienti, strofe lente ma aggressive lasciano spazio ad un ritornello melodico e soprattutto ad un interludio che molto richiama i Queen più operistici, quelli di “A Night At The Opera”, anche nel cantato alla Mercury di Kakko (naturalmente con le dovute cautele!). Elementi che in parte si ripetono anche in “The Vice”, che oltre al suo richiamo operistico apre anche a soluzioni progressive, ma le troppe idee non sembrano trovare ancora la giusta coesione ed amalgama, così il risultato è un brano disconnesso ma non certo cattivo; soluzioni prog/power che sembrano un po’ richiamare gli Angra prima maniera e continui cambi di tempo si riscontrano in “My Dream’s But A Drop Of Fuel For A Nightmare”, senza tuttavia rinunciare alla nuova influenza più rock ed operistica alla Queen apportata di recente nel song-writing di Kakko, i brani si mantengono sempre piacevoli, ma risultano prolissi e specie ai primi ascolti risultano di difficile assimilazione. Un po’ più immediato è il power operistico di “The Harvest”, invece poco c’è da dire sulla breve ed anonima “The Worlds Forgotten, The Words Forbidden”, un qualcosa di già sentito che con tutta onestà si poteva anche evitare. Ci si avvia alla conclusione con “Fly With The Black Swan”, aggressiva ed operistica, che va ad aggiungere nuova carne al fuoco, ma stavolta esagerando, infatti il brano gira a vuoto risultando disarticolato e poco riuscito, come un insieme di idee ancora alla ricerca di un legante, molto meglio invece la conclusiva ballad “Good Enough Is Good Enough”, un altro dei pezzi più belli, malinconica ed in possesso di melodie sublimi, che ricreano atmosfere epico-cavalleresche.“Unia” si rivela quindi un disco che con buona probabilità dividerà il pubblico, soprattutto i fan più fedeli al sound tipico dei finlandesi; infatti chi attendeva l’ennesimo album che seguisse i già percorsi sentieri del canonico power nordico rimarrà fortemente deluso, mentre chi preferisce aprire la porta a nuove direzioni stilistiche potrà trovare in quest’album un apprezzabile e coraggioso tentativo di una band che vuole cercare di varcare i propri confini stilistici e di rinnovarsi. E’ un album di transizione e non può reputarsi un capolavoro: presenta dei passaggi a vuoto, alcuni brani infatti risultano troppo articolati e prolissi, forse una selezione maggiore in certi passaggi lo avrebbe reso più scorrevole, ma nel complesso “Unia” è un buon album, piacevole da ascoltare e che ha bisogno di qualche ascolto in più per essere pienamente apprezzato.

TRACKLIST

  1. In Black And White
  2. Paid In Full
  3. For The Sake Of Revenge
  4. It Won't Fade
  5. Under Your Tree
  6. Caleb
  7. The Vice
  8. My Dream's but a Drop of Fuel for a Nightmare
  9. The Harvest
  10. The Worlds Forgotten, the Words Forbidden
  11. Fly with the Black Swan
  12. Good Enough Is Good Enough
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