
7.5
- Band: SONIC UNIVERSE
- Durata: 00:50:23
- Disponibile dal: 10/05/2024
- Etichetta:
- earMusic
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Negli ultimi anni a Corey Glover è venuta una gran voglia di metal.
Non che in passato il genere non gli interessasse, perché nel caleidoscopio di influenze argutamente maneggiate dai suoi Living Colour c’è sempre stato e si faceva sentire in tutta la sua forza e splendore; solo che, negli anni recenti, il leggendario cantante newyorkese, invece di guardare al passato e a suoni ‘anziani’, come capita spesso – anche comprensibilmente – ad artisti con una certa età, anagrafica e artistica, sul groppone, si è rivolto a suoni molto attuali.
Così, dopo il decisamente metallico “Shade” (2017), ultima fatica della sua band principale, e “Pragmatic Sanction” dei Disciple Of Verity (2020), è nuovamente tempo di affrontare un disco di scintillante, energico e spumeggiante heavy metal. Dove Glover è l’epicentro e, attorno, ha una serie di musicisti che gli vanno dietro portando un bel carico di inventiva ed energia.
Assieme a Glover ci sono il chitarrista e produttore Mike Orlando (noto per la sua militanza negli Adrenaline Mob), il bassista Booker King e il batterista Taykwuan Jackson. Un quartetto con un passato e un presente musicali abbastanza eterogenei, il cui connubio sfocia in uno stile diretto e camaleontico, capace di abbinare sonorità potenti e cromate al retaggio funky, soul e fusion di Glover e King.
La prima cosa che rimane impressa di questo debutto è come (non) sia invecchiata la voce di Glover: se già per “Shade” ci eravamo accorti di quanto smalto possedesse ancora, alle prese con pezzi che richiedono ancora più energia e foga il cantante dei Living Colour sfodera una prestazione altisonante. Che debba agire da metal singer puro, oppure approfondire le tonalità più calde e suadenti della sua timbrica, Glover si destreggia con medesimo successo, fondendosi benissimo con le trame virtuose di Orlando, bravo ad equilibrare momenti solisti esagerati alla necessità di tenere concisi e dinamici i brani.
Volendo fare soltanto un volo radente all’interno della tracklist, l’impressione di trovarsi davanti a dei Living Colour più metallizzati è piuttosto pressante, e ciò non è affatto un difetto, tutt’altro: il lavoro di basso, già dai primi istanti di “I Am”, fa assaporare i tipici ondulamenti del funk, sui quali Glover fa saltellare alla perfezione la voce, accompagnato da efficaci seconde voci in sottofondo. Il filo conduttore dell’album è subito riconoscibile e mai tradito: il feeling caldo e suadente delle sonorità ‘nere’, irrobustito e accelerato da un chitarrismo funambolico che dà ampio rilievo ai virtuosismi senza rinunciare all’impatto. È in questo dualismo che ogni episodio nasce e si propaga, cercando di conquistare nel giro di poche nate e focalizzandosi, al termine di strofe incalzanti, su ritornelli accattivanti e ossessivi.
Non c’è secondo noi la profondità e la finezza di quanto si può ascoltare mediamente in un album dei Living Colour, non si percepisce del vero genio nelle composizioni, che rimangono almeno un paio di gradini sotto, nel complesso, a quanto il gruppo principale di Glover sa normalmente esprimere.
Detto questo, siamo ben lontani da un prodotto standardizzato e plastificato, e il livello di scrittura, pur con qualche momento di pilota automatico inserito, rimane molto buono. C’è la tendenza ad allungare un po’ i minutaggi, quando qualche sfrondatura qua e là male non farebbe, ma non stiamo parlando di nulla di così fastidioso.
Nella raccolta spiccano i tre singoli presentati in anteprima (la title-track, “Higher” e “I Am”), che racchiudono l’essenza dei Sonic Universe e ne esaltano il connubio tra l’heavy metal compresso e dai tempi spezzettati di oggi, e l’attenzione alla rielaborazione di generi classici in una versione più diretta e aggiornata ai tempi correnti. Una produzione dinamitarda e il drumming furibondo e groovy di Jackson tengono sempre alta l’adrenalina, facendo scorrere via bene anche i passaggi meno rilevanti, anche se basterebbe la sola voce di Glover a coprire qualche piccola mancanza.
I Sonic Universe ci sembrano un bel progetto, forse destinato a concludersi qua, forse indirizzato in futuro ad altre evoluzioni. Per adesso non possiamo che godere dell’ottima musica messa assieme dal duo Glover-Orlando.