6.5
- Band: SONS OF THUNDER
- Durata: 00:51:45
- Disponibile dal: 03/05/2024
- Etichetta:
- Time To Kill Records
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Questi ‘figli del tuono’ sono un gruppo romano nato nel 2017 che, dopo un paio d’anni di onesta gavetta – svolta principalmente sul territorio italiano – ha rilasciato il loro primo album dal titolo “Thunderhood”: un dodici tracce basato su del sano rock and roll della più classica fattura, figlio di capostipiti come AC/DC o Motörhead.
Come previsto, i sapori sono quelli classici del rock: distorsori caldi, voci raschiate alla Lemmy, soli di chitarra a base di pentatoniche e una bella batteria in quattro quarti che, diciamocelo chiaramente, non stanca mai.
Le tematiche trattate sono, anch’esse, in linea con lo stile suonato e le band che hanno maggiormente ispirato i Sons Of Thunder: si passa quindi da un’apertura molto tirata e aggressiva con il brano “Thunder Again” che introduce l’album con un iconico “Oh yeah!” per poi abbandonarsi in un bel alternarsi di riff di chitarra e fraseggi che strapperebbero un sorriso al grande Angus Young.
Interessante anche il pezzo “We Sold Our Souls”, che riporta a galla delle sonorità vicine al mondo di Ozzy Osbourne, con un intro che ricorda la bellissima “Shot In The Dark”, mentre il cantante Joe Thunder narra la propria relazione conflittuale con la sua chitarra, accompagnato da un bel basso roccioso e martellante. La romanità comica, genuina e piaciona esplode in “I Don’t Piss From My Knees” in cui i Sons Of Thunder sottolineano come la band abbia decisamente qualcosa da dire nonostante la (ancora) corta carriera discografica. Il titolo del brano riprende infatti un modo di dire – prettamente capitolino – che enfatizza la fine di una fanciullezza caratterizzata da un controllo non sempre ottimale della propria vescica che, se accoppiato con i pantaloncini corti che hanno caratterizzato la nostra infanzia, provoca appunto l’effetto di ‘pisciare dal ginocchio’.
“Thunderhood” è un album schietto, semplice e diretto che non aggiunge nulla a quanto detto dalle leggendarie band sopracitate; nonostante questo, il lavoro di esordio dei nostri risulta un prodotto piacevole e fruibile, ben suonato e solido sotto il profilo della produzione: un full-length che vale la pena di ascoltare, magari per darsi una bella scarica adrenalinica durante un allenamento in palestra, nella speranza che la band sviluppi una fisiologica impronta sonora più personale e si distacchi da quelli che sono stati i nomi celebri che l’hanno pesantemente influenzata.