7.5
- Band: SORCERER
- Durata: 01:03:33
- Disponibile dal: 29/05/2020
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Avevamo già avuto modo di apprezzare le notevoli qualità degli svedesi Sorcerer con l’ottimo “The Crowning Of The Fire King”, un album maturo che ci aveva convinto grazie ad un songwriting di alto livello e un perfetto equilibrio tra le varie influenze del gruppo, che andavano dal doom al metal classico figlio degli anni Ottanta. In questi due anni i Sorcerer hanno raccolto i frutti del loro lavoro, alzando notevolmente le aspettative verso un nuovo lavoro che avrebbe il potenziale per far compiere loro un netto passo avanti. La band, dunque, si presenta a questo nuovo appuntamento sempre spalleggiata da un’etichetta di qualità come la Metal Blade e forte di una line-up parzialmente rinnovata: al posto di Lars Sköld, che aveva partecipato come turnista al precedente lavoro, arriva Richard Evensand, mentre Justin Biggs prende il posto dello storico bassista Johnny Hagel.
“Lamenting Of The Innocent” raccoglie l’eredità del suo predecessore e amplia il suo spettro di influenze, dando vita ad un lavoro che si poggia su solide fondamenta doom, su cui però va a confluire praticamente tutta la storia del metallo tradizionale, dall’epic, al progressive fino a reminiscenze hard rock figlie dei Rainbow più maestosi.
Una volta schiacciato il tasto play, veniamo trasportati indietro nel tempo, fino all’Inquisizione, che si manifesta in tutta la sua crudezza con la splendida “The Hammer Of Witches”, una canzone che prende le caratteristiche migliori del sound dei Sorcerer e le eleva all’ennesima potenza. Non meno interessante la titletrack, che esplora il lato più ieratico del doom metal, oppure “Institoris”, rocciosa, possente ed implacabile. Arrivati a questo punto, inizia a farsi strada il pensiero che i Sorcerer abbiamo davvero messo in musica il loro capolavoro: invece, sfortunatamente, a partire dalla quinta traccia, l’album soffre di una pesante battuta d’arresto. “Where Spirits Die”, con il suo incedere lento e mesto, vorrebbe essere drammatica ed intensa, ma finisce per risultare inutilmente lamentosa e terribilmente faticosa; “Deliverance” è migliore, con le sue sonorità acustiche e quel giro di chitarra alla “Planet Caravan”, ma anch’essa rappresenta un’ulteriore interruzione allo slancio iniziale; e pure “Age Of The Damned” con i suoi otto minuti di durata fatica a mantenere quella qualità media che invece ci aveva pienamente convinto nelle prime tracce. Fortunatamente, da questo punto in poi, “Lamenting Of The Innocent” torna a regalare grandi emozioni, soprattutto nella conclusiva “Path To Perdition”, impreziosita da una eccellente introduzione di chitarra solista ed un intelligente utilizzo delle tastiere per ricreare l’atmosfera solenne ed ecclesiastica che permea in generale tutto il disco.
Il bilancio finale, intendiamoci, resta assolutamente positivo, tanto quanto quello del suo predecessore: se, infatti, “The Crowning Of The Fire King”, aveva forse una qualità media più omogenea, è anche vero che questo nuovo disco raggiunge delle vette inedite per i Sorcerer. Certamente dispiace che questi standard elevati non siano stati mantenuti per l’intera durata del disco, ma se i Sorcerer sapranno confermare questo trend positivo, siamo certi che il prossimo lavoro sarà una vera bomba.