6.5
- Band: SOULFLY
- Durata: 00:59:30
- Disponibile dal: 25/06/2002
- Distributore: Edel
Spotify:
Apple Music:
Premettiamo subito che i primi due album dei Soulfly, come del resto lo stesso “Roots” dei Sepultura, non hanno mai detto granchè a chi scrive: troppo confusionari e prolissi per i suoi gusti, nonché eccessivamente legati ad un sound, quello di certo nu/crossover, che non è esattamente il suo preferito. Questo nuovo “3”, terzo album della band di Max Cavalera, non stravolge di certo le carte in tavola ma introduce, comunque, alcuni piccoli nuovi (vecchi) elementi che, pur non facendoci gridare al miracolo, hanno fatto sì che l’album riuscisse ad accattivarsi le nostre simpatie. Innanzitutto questo è, senza ombra di dubbio, l’album più heavy composto da Max da sei anni a questa parte: la doppia cassa è tornata a farsi sentire e l’ex frontman dei Sepultura ha recuperato certi riff thrashy che avevano reso grande un album come “Chaos A.D.” mescolandoli con la sua produzione più recente e con grosse porzioni di melodia. Melodia, avete capito bene: si può tranquillamente affermare, infatti, che “3” sia l’album più heavy ed allo stesso tempo più melodico che la band abbia mai pubblicato. I ritornelli sono quasi sempre estremamente catchy, mentre su “Tree Of Pain” fa la sua comparsa addirittura una voce femminile. Il brano è molto gradevole: si apre con un arpeggio e una voce femminile che lascia presto spazio a una parte molto heavy e in your face, per poi chiudersi sulle note iniziali; un episodio piuttosto insolito per gli standard del gruppo! I brani più coinvolgenti sono comunque quelli heavy e veloci: l’iniziale “Downstroy”, “Enterfaith” e “Four Elements” si configurano come episodi thrash ben fatti, che di sicuro scateneranno un pogo selvaggio ai prossimi concerti, mentre “L.O.T.M.” e “Call To Arms” sono due frustate thrash-core tanto minimali quanto efficaci. Purtroppo però non ci sono solo rose e fiori: alcuni dei dodici brani dell’album sono davvero poco ispirati e, inoltre, stentiamo a capire perchè Max si ostini a propinarci quelle stra-abusate e noiosissime soluzioni “etniche” e quelle percussioni tribali; queste allungano inutilmente il brodo e ormai sembrano quasi messe lì per forza, tanto per ribadire che i Soulfly sono una tribù o qualcosa del genere. “3” è quindi un album che vive di alti e bassi: probabilmente chi si aspettava il definitivo salto di qualità dalla band rimarrà deluso, ma sentiamo di poter aspettare ancora un po’ i Nostri, dato che qui sembrano aver riacquistato una certa aggressività. Un elemento che, per quanto ci riguarda, in questo genere non fa mai male.