8.5
- Band: SOULFLY
- Durata: 01:06:30
- Disponibile dal: 30/09/2005
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Universal
Spotify:
Apple Music:
Ed arriva, finalmente, anche per l’immenso Max Cavalera, il momento di fermarsi e guardarsi alle spalle; l’attimo in cui ci si trova costretti, a causa di vicende di vita, a rispolverare il passato; il tempo di riesumare sentimenti parzialmente sopiti e lasciarli deflagrare in totale libertà. “Dark Ages”, quinto album della creatura semi-privata del frontman brasiliano, i Soulfly, è a dir poco entusiasmante ed emozionante: “Primitive”, “3” e “Prophecy” vengono letteralmente spazzati via e disintegrati dalla furia assassina, genuina e ricca di risentimento che si è convogliata nel nuovo lavoro, vero, degno successore del micidiale, omonimo disco di debutto della band di Max. All’epoca (1998), si era reduci dallo split dolorosissimo dai Sepultura, dal litigio con il fratello Igor, dai dissapori con i compagni di sempre Andreas e Paulo: la tristezza, le ferite profonde di quella separazione, unite alla morte del figlioccio Dana Wells, fecero di “Soulfly” un disco ferocissimo e no compromise, seppur nella sempre open-minded accezione di musica di Cavalera. Ora, a distanza di tre dischi e sette anni, la situazione sembra ripetersi…la rabbia ribolle e tracima dal pentolone: durante il concepimento di “Dark Ages”, Max ha perduto il caro nipote Moses e l’amico Dimebag Darrell; come sempre emozionale, coerente e trasparente, il singer non ha potuto fare a meno di incanalare la sua crescente voglia di sfogarsi ed il suo opprimente senso di impotenza in una serie di brani che lasciano a bocca aperta e mozzano il respiro per la loro intensità, per la loro potenza, per il loro far trasparire davvero lo stato d’animo del loro creatore…ovvero un’incazzatura di dimensioni bibliche. Dirvi che sembra pure di riascoltare spezzoni di “Arise” (a proposito, date un occhio alla cover lovecraftiana…ricorda qualcosa?) e “Beneath The Remains” potrebbe sembrare quasi blasfemia, ma è proprio così! I riff di chitarra di Max e Marc Rizzo non sono mai stati così vicini alle opere storiche dei Sepultura, pur mantenendo una forte e moderna identità, caratteristica che ha sempre segnato il cammino dei Soulfly. “I And I”, “Frontlines” e “Fuel The Hate” sono le figlie principali delle primigenie influenze di Max, ovvero thrash vecchia maniera e hardcore grezzo e violentissimo: tre composizioni che da sole reggono l’impatto con il materiale dei precedenti tre dischi. E’ quindi questo riuscitissimo ritorno ad una violenza minimale il segreto e la chiave di lettura di “Dark Ages”, lavoro che comunque, è bene dirlo, è Soulfly al 100%, in quanto alle sfuriate tremende di puro metallo si vanno ad accostare le solite sperimentazioni di Max, forse più trattenutosi che in passato sotto questo punto di vista, ma altrettanto abile a fornire di felici contrasti la sua musica. E così troviamo l’ottima “Innerspirit”, composta in collaborazione con un paio di artisti serbi, la solita strumentale di chiusura (“Soulfly V”), in grado di portare del sereno dopo un’ora di guerra senza prigionieri; oppure le pseudo-industrial “Riotstarter” e “(The) March”, composizioni all’apparenza di transizione ma in realtà sempre avvolte da quella particolare magia che solo il carisma di Max riesce ad emanare. Pochi filler in più di sessanta minuti di album, forse solo “Corrosion Creeps” e “Arise Again” esaltano meno delle altre tracce, pur trattandosi di composizioni del tutto invidiabili. Verrebbe voglia di parlare a lungo di ogni singolo episodio del disco, ma si rischierebbe di sconfinare nella logorrea pura… Basti sapere che questa volta, a nostro giudizio, Cavalera si è superato ed è riuscito a creare un album che riassume in maniera perfetta la sua carriera musicale tutta, da “Bestial Devastation” a “Prophecy”. Un esempio da imitare per tutti i musicisti. A volte anche la rabbia è in grado di commuovere…