6.5
- Band: SOULFLY
- Durata: 00.58.12
- Disponibile dal: 22/06/2018
- Etichetta:
- Dynamo Concerts
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Negli anni ’90 il Dynamo Open Air era il festival estremo che possedeva l’animo più moderno in circolazione, racchiudendo al suo interno una sorta di Ozzfest dal sapore europeo che ha ospitato e dato risalto da subito ai gruppi più interessanti del panorama statunitense come Fear Factory, Biohazard, Type O Negative, Machine Head, Korn e Deftones. Le registrazioni dal festival trasmesse da Headbangers Ball e Videomusic/TMC2 erano letteralmente oggetto di culto, così come il mitico “Proud to Commit Commercial Suicide”, unica esibizione dei Nailbomb catturata sul palco olandese nel 1995. Dynamo Concerts decide oggi di aprire i propri ricchi archivi e pubblicare alcune delle esibizioni più ghiotte, aprendo le danze con Pantera e Soulfly. Andremo ad occuparci proprio di questi ultimi, alle prese con la riproposizione del fresco debutto discografico. La tribù Cavalera sembrava ancora una cosa seria, la band pareva aver posto le fondamenta per una precisa identità stilistica e il concetto alla base di “Roots” era stato amplificato all’inverosimile da un album zeppo di groove, contaminazioni e featuring. Sul palco Cello Dias al basso, Logan Mader (ex Machine Head) alla chitarra e Roy Mayorga (oggi negli Stone Sour) alla batteria. In scaletta metà dei pezzi del disco, resi in maniera assolutamente cruda ed hardcore: spogliati della potente produzione di Ross Robinson e dei featuring (Burton C. Bell, Benji Webbe, Chino Moreno), privati dell’impatto visivo di una formazione comunque molto fisica ed invecchiati di vent’anni i pezzi risultano in qualche misura appiattiti, forse anche lontani dal ricordo annebbiato presente nella memoria di chi il periodo l’ha vissuto in prima persona. D’altro canto, come nota decisamente positiva, l’ugola di Max Cavalera è ancora potente e carismatica, ancor più nei brani dei Sepultura: “Roots Bloody Roots”, “Attitude” e “Spit” sono i mattoni su cui è costruito il suono dei Soulfly, non a caso il medley “Beneath the Remains/Dead Embryonic Cells” non risulta allo stesso livello. Nota di colore “Quilombo” in medley con “Exodus” di Bob Marley, che diverrà appuntamento fisso nei primi anni di vita del gruppo. La crudezza si porta comunque via l’incubo sovraincisioni, certificando la genuinità del ritratto storico che questo live album vuol rappresentare: uno scatto poco rappresentativo di quel che diventeranno i Soulfly ma comunque interessante per il contesto, che andrà a solleticare l’interesse dei seguaci più affezionati di Max Cavalera.