7.5
- Band: SOULFLY
- Durata: 00:40:35
- Disponibile dal: 25/05/2010
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Max Cavalera c’è. Il carismatico frontman, dopo 25 anni sulla piazza, dimostra di essere rilevante sulla scena metal come se il tempo non fosse passato. In una seconda giovinezza, dal ricongiungimento col fratello Igor, l’estro dell’icona brasiliana (seppur mai completamente offuscato) ha cominciato a splendere in maniera inaspettata, tanto da riuscire a portare avanti il suo progetto post-Sepultura e la band di famiglia senza scadere in uscite di basso livello qualitativo. Per molti, non esageriamo, questo “Omen” potrà essere addirittura il miglior capitolo della storia dei Soulfly. Tornato del tutto alle sue origini, Max abbandona del tutto sia le influenze groove e nu-metal sia i tribalismi forzati che hanno contraddistinto la passata discografia del gruppo per riabbracciare, nel senso migliore, il lato primitivo della sua musica: il risultato è un mix primordiale e bastardo di thrash e hardcore, che doppia in cattiveria e velocità i primi capitoli del gruppo e ci fa scordare collaborazioni oggi francamente imbarazzanti, quasi a voler schiacciare violentemente inutili sitar, congas e berimbau. Seguendo la strada intrapresa da “Dark Ages” e continuata sapientemente in “Conquer” i fan di Cavalera potranno godere di scheggie punk, bordate thrash core suonate con l’attitudine a 4 corde, ritornelli anthemici e minimali e persino testi che escono dal seminato ("Jeffrey Dahmer", ispirata all’omonimo serial killer, può essere facilmente il parto della penna di Araya). Continuano le tradizioni quasi scaramantiche nelle lodevoli e inaspettate ospitate di Tommy Victor (“Lethal Injection”) e Greg Puciato (“Rise Of The Fallen”), assieme alla strumentale “Soulfly VII”, che chiude il disco con una jam molto aperta tra jazz e flamenco. Degni di menzione sono il lavoro della solista di Marc Rizzo, che seppellisce ancora una volta il suo passato contestato, e la produzione di Logan Mader, che si conferma di primissimo livello accostandosi al suono caldo e pulito di “Prophecy”. “Omen” è il disco che potrebbe porre la parola fine a molti dibattiti, il disco che tanti orfani dei Sepultura aspettano da tempo, quello che i detrattori dovrebbero ascoltare, e che apprezzeranno anche i fan con la maglia verde oro e i pantaloni mimetici. Se fosse un film si intitolerebbe “2010: Biotech is still Godzilla”!