7.0
- Band: SOULFLY
- Durata: 00.43.13
- Disponibile dal: 19/10/2018
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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L’arrivo di “Ritual” avviene in tempi bui per Max Cavalera: da anni sembra proseguire in maniera testarda e poco lucida tra album manieristici e tour nostalgici andando a rovinare, sbattendo tra uno e l’altro, la figura di Pater Familias icona dei metallari, sotto l’ombra di una reunion dei Sepultura che ha il sapore di ultima disperata speranza di riscatto. Con una formazione che differisce dai Cavalera Conspiracy per il solo batterista (qui il figlio Zyon, là il fratello Iggor) tutto appare confusamente ridondante, pensando poi al declino fisico di Max – voce e corporatura – ci si approccia al disco con esili aspettative. Invece va ammesso da subito: “Ritual” gira davvero bene, energico e divertente come i Soulfly non riuscivano ad essere da anni. La motivazione principale è probabilmente frutto del contributo del producer Josh Wilbur, in studio con Lamb Of God, Gojira, Trivium ed Hatebreed ma prima di tutto fan di Sepu e Soulfly, che diede il tocco magico a “Killer Be Killed” nel 2014. La sensazione infatti è di tornare a quell’approccio essenziale e genuino dei primi dischi del gruppo, che rispecchia l’anima di Max, rappresentando comunque l’essenza contemporanea dell’artista: i rimandi al nu-metal vengono oggi sostituiti dalla passione per il death, mentre l’ossatura rimane saldamente tra thrash minimalista, groove e spontaneità hardcore. Anche gli elementi più ingenui, che sembrano inseriti forzatamente (gli indiani Navajo e lo scat, la strumentale, gli inserti elettronici che strizzano l’occhio ai Nailbomb) trovano senso di esistere nel quadro completo, a suggellare la personalità del progetto, abbellito dall’utilizzo dei comprimari di lusso Randy Blythe e Ross Dolan. Breve, inquadrato e ben congegnato, “Ritual” ritrova la vitalità del frontman lasciando molto spazio alle ispirate risorse Marc Rizzo e Zyon Cavalera e, proprio quando siamo convinti di non aver ascoltato proprio niente di nuovo, regala la perla il pezzo più inedito della raccolta e più originale della discografia dei Soulfly, che strizza pesantemente l’occhio ai Motorhead in tre minuti di punk thrash sporco e maleducato, sorprendente quanto efficace anche nel fiammante assolo… “Feedback!” è una direzione del tutto nuova e promettente per l’orizzonte di Cavalera, da incorniciare! Non c’è da gridare al miracolo e non vogliamo parlare di resurrezione ma, a tutti coloro che hanno voltato lo sguardo, rattristati dalle performance indegne degli ultimi anni, vogliamo dire che Max Cavalera sa ancora fare il suo lavoro.