7.5
- Band: SOULFLY
- Durata: 02:35:40
- Disponibile dal: /12/2005
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Universal
Lo split dai Sepultura, la nascita dei Soulfly: il punto cruciale della carriera musicale – ma anche della vita, potremmo dire – di Max Cavalera, uno dei personaggi più carismatici ed importanti che l’heavy metal tutto e la musica estrema in particolare abbiano mai avuto, è tutto racchiuso tra i lavori agli antipodi delle due band citate, il magnifico “Roots” e lo storico debutto omonimo della nuova compagine del frontman brasiliano. Ora, sul fatto che “Soulfly” sia la diretta conseguenza di quanto Max avesse concepito in “Roots”, pochi potrebbero avere il coraggio di non convenire: per rendersi conto di chi fu il vero autore della svolta stilistica dei Sepultura, basterebbe ascoltare ciò che i tre membri rimasti hanno composto senza l’aiuto ed il traino del loro leader: tre album di medio(cre) livello che certo non rendono onore alla nomea che il monicker Sepultura si è guadagnato nel corso degli anni. E’ talmente semplice, infatti, identificare in “Soulfly” il preciso e più logico continuum di “Roots”, che suona davvero male il fatto che a mantenere il nome Sepultura siano stati Andreas, Igor e Paulo, e non Max. Ma tant’è, ormai il passato è passato e ciò che più conta è che un grande artista come Cavalera abbia trovato il modo di sfogare rabbia, dolore, tristezza e rassegnazione, tramite un disco che lui stesso definisce come il più importante e riuscito della propria carriera. Certamente, si tratta di un album scritto con il cuore, lo stomaco ed i nervi, assolutamente non cervellotico e davvero alla portata di tutti, non tanto per la musica (magistrale) contenuta, ma quanto per i contenuti lirico-emotivi: la separazione dalla band creata da lui e suo fratello, la morte del figliastro Dana Wells, la morte di Chico Science…eventi che lo portarono sull’orlo della depressione peggiore, ma anche eventi che, grazie alla vicinanza della moglie Gloria, riuscirono a farlo riemergere dall’abisso. Tutta la nascita, l’evoluzione e la realizzazione di “Soulfly” sono descritti e raccontati benissimo, con dovizia di particolari, in questa riedizione 2005 della Roadrunner, avente come bonus track, oltre all’outtake “Cangaceiro” e ad una primitiva versione di “Quilombo” (ancora intitolata “Blow Away”), due devastanti cover dei Discharge, “Ain’t No Feeble Bastard” e “Possibility Of Life’s Destruction”, rese sporchissime dalla produzione dell’istrionico Ross Robinson (non è leggenda, ma pura verità, la diceria che narra di percosse ai musicisti durante le recording session…). Inoltre, tanto per invogliare sul serio a riappropriarsi di tal capolavoro d’album, ecco un gran bel bonus-CD, contenente l’intera performance della band, con Logan Mader (ex-Machine Head) alla chitarra, al Roskilde Festival del 1998, durante il quale i Soulfly proposero una scaletta da infarto (leggete sopra e strabuzzate gli occhi!). La violenza e la rabbia realmente palpabili sono impressionanti e vengono smorzate solo da un’interessante e divertente (per chi mastica bene l’inglese) spoken word performance di Max, con la quale viene ripercorsa in quindici minuti tutta la sua carriera – almeno fino al periodo pre-Soulfly. Termina il tutto una homemade version di “Eye For An Eye”, davvero grezzissima. Ristampa che vale realmente l’acquisto, soprattutto se non possedete l’originale. Un disco carico di aneddoti e significati, ospitate e belle canzoni. Un disco che sprigiona dolore e rabbia sinceri, di cui è profondamente impregnato. Un disco che semplicemente non ci si stanca mai di ascoltare. To the most high…Soulfly!