7.5
- Band: SOVEREIGN
- Durata: 00:40:00
- Disponibile dal: 19/01/2024
- Etichetta:
- Dark Descent
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La Norvegia thrash metal non è solo un coacervo di oltranzismo. Tra vari portabandiera del revival più ignorante – vedi ad esempio gli inossidabili Aura Noir – ogni tanto spuntano anche band più tecniche e raffinate. In questo senso, potremmo ovviamente citare gli Extol, ma, volendo restare su un tema più prettamente vecchia scuola, allora gli emergenti Sovereign possono senz’altro rappresentare un punto di riferimento più calzante. Pur essendo affiliato a gruppi dal taglio più estremo, come Nocturnal Breed e Nekromantheon (nei quali hanno fatto esperienza entrambi i chitarristi), il quartetto di Oslo in questa nuova avventura cerca di distinguersi per una più spiccata complessità musicale, mettendo in campo delle sfide piuttosto audaci sul piano strutturale e timbrico.
Le principali fonti di ispirazione vanno rintracciate dei Dark Angel della seconda parte di carriera, nei Forbidden di un album come “Twisted Into Form” o negli Invocator di “Excursion Demise”, capisaldi da cui i ragazzi scandinavi cercano di mutuare il meticoloso lavoro di contrazione ed espansione, mirato al raggiungimento di un’ampia gamma di variazioni e sfumature dello spettro sonoro, pur restando saldamente in un contesto thrash metal venato di death.
Con brani dalla durata media piuttosto consistente, i Sovereign sono in grado di confezionare dei climax e delle aperture strumentali di grande suggestione in correlazione a tutta una serie di incursioni più ‘dritte’ e feroci che qui fanno da supporto e contraltare. Non siamo dalle parti di quella spregiudicatezza di marca Vektor, volendo citare un nome che in questo campo ha fatto scuola negli anni Duemila; la proposta della band è più compatta e massiccia, a tratti vicina per indole anche a certi Pestilence di una volta, tuttavia la lunghezza di alcune tracce consente ai riff e alle idee dei ragazzi di svilupparsi ed evolversi in modo organico, seguendo talvolta una corrente spiraliforme che appunto conduce a notevoli variazioni.
Tommy Jacobsen e Vidar Fineidet non si limitano quindi a sfoggiare la loro abilità tecnica, ma creano riff che, nonostante la loro complessità, si integrano agevolmente nel tessuto musicale, conferendo a vari brani un impatto emotivo duraturo.
Nel suo incedere, “Altered Realities” non palesa veri colpi a vuoto, risultando gradevolmente congegnato nonostante una sua oggettiva complessità e i suddetti rimandi ad altre band. Si tratta di musica suonata con estrema genuinità, nella quale si rivelano prezioso valore aggiunto anche dei misurati interventi di tastiera e qualche invitante iniziativa del basso.
Ultimamente, la scena cilena è maestra in questo tipo di recupero in chiave death-thrash tecnico, ma, a quanto pare, anche a nord c’è chi ha voglia di mescolare velocità, finezze e brutalità in un contesto thrasheggiante. Con canzoni come “Altered Reality”, “The Enigma of Intelligence” e “Synthetic Life”, questo è un debutto che non nasconde le ambizioni di una nuova interessante realtà.