8.0
- Band: SPANKING HOUR
- Durata: 01:00:00
- Disponibile dal: 10/06/2013
- Etichetta:
- Buil2kill Records
- Distributore: Audioglobe
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E’ di nuovo l’ora delle sculacciate, e che sculacciate! A meno di due anni dal convincente debut “Revo(so)lution”, i parmigiani Spanking Hour tornano a calpestare le nostre orecchie con “Divination”, esplosivo comeback che, pur mantenendo gli ingredienti degli esordi (thrash, southern, nu, core e tanto, tanto groove), conferma la maturazione intrapresa dai Nostri, capaci ora di concentrare un’ora di musica in sole otto tracce. Un cammino simile a quanto fatto dai Machine Head di “The Blackening”, e non a caso “Echoes Of Violence”, prima traccia dopo l’intro acustica “Fragments”, si abbatte su di noi con il peso specifico di una martellata da dieci tonnellate, impressionando per il livello di forma della band in generale e del singer Franco in particolare, capace in questo frangente di tenere testa al miglior Robb Flynn. Dalla guerriglia urbana si passa a quella interiore con “Personal War” – schiacciasassi di stampo hardcore, capace però di seminare dei riusciti break melodici all’altezza del bridge -, prima di cambiare di nuovo registro con la multiforme “Against”, altro pezzo da ricordare per effetto dei numerosi elementi che lo compogono (riffing panteriano, chorus e assolo southern sul finale). Se la terremotante “Divination” compie il suo dovere di devastazione senza lasciare particolarmente il segno, altrettanto non può dirsi di “Parody”, in cui si spazia con apparente naturalezza da atmosfere ipnotiche a sfuriate thrash, confermando non solo le capacità interpretative del già citato singer, abile a dare voce ai conflitti interiori descritti nei testi, ma anche l’apporto fondamentale della sezione ritmica, armata tanto di potenza quanto di fantasia. Un riffing ammottiano apre la marziale “Symmetries” – altro pezzo tritaossa, in costante equilibrio tra rallentamenti metalcore e ripartenze thrash – , prima che Jack Nicholson in persona, in versione Shining, ci introduca a “Symptoms”, ennesimo episodio ‘fast & furios’ in cui abbiamo modo di apprezzare il groove colante dalle pompatissime linee di basso e gli armonici della sei corde, prima che l’inquietante finale ci riporti in territori da film horror, chiudendo il cerchio rispetto all’azzeccata spoken word di kubrickiana memoria. La semi-ballad “The End” suggella in maniera ottimale la fine di un disco privo di cali di tensione, impresa non facile considerata la durata pari ad un giro intero di orologio, ed ulteriore conferma del livello di maturità ormai raggiunto dai quattro parmigiani. “Divination”, che l’ora delle sculacciate abbia inizio; e, per una volta, non serve essere masochisti per poterle apprezzare fino in fondo.