8.0
- Band: SPAWN OF POSSESSION
- Durata: 00:52:32
- Disponibile dal: 13/03/2012
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
Apple Music:
Pochissime band possono permettersi di pubblicare solamente tre lavori in un lasso di tempo di dieci anni, riuscendo a mantenere un seguito appassionato ed adorante. Tra questi non possiamo non annoverare gli Spawn Of Possession, che hanno lasciato passare addirittura sei anni dall’ uscita di “Noctambulant”, prima di pubblicare il nuovo “Incurso”. L’intervallo è in parte dovuto a dei cambi di line up che hanno scombussolato non poco le fila dell’ ensemble svedese; infatti ora ad occuparsi del cantato c’è il solo Dennis Röndum, che però ha ceduto il posto dietro le pelli a Henrik Schönström. Inoltre, alla lead guitar é arrivato il fuoriclasse tedesco Christian Muenzner degli Obscura ed al basso l’onnipresente Erlend Caspersen. Molti cambiamenti, come si vede, che però sono risultati assolutamente indolori, dato che il songwriting é rimasto saldamente nelle mani di Röndum. “Incurso” viene introdotto da una meravigliosa copertina di Pär Olofsson – senza dubbio la sua opera migliore – e gode di una produzione assolutamente devastante curata dal fido Magnus Sedenberg. La musica contenuta nei cinquanta minuti abbondanti del lavoro rispecchia fedelmente il credo portato avanti dai Nostri fin dagli esordi; arriviamo a dire che forse “Incurso” ha più rimandi al debut “Cabinet” di quanti ne abbia a “Noctambulant”, in virtù di una maggiore recrudescenza sonora che – come sempre –viene sepolta sotto tonnellate di tecnica strumentale profusa ad ogni pié sospinto. Se la band ha un pregio, però, è proprio quello di non perdere mai di vista il death metal propriamente inteso: anche nel nuovo lavoro, infatti, la base di partenza è squisitamente death, con tutto ciò che ne consegue. Chiaro poi che il punto distintivo del fenomenale quintetto siano i solismi con i quali vengono farciti i brani, uniti a ritmiche mai banali ed a cambi di tempo che manderebbero in confusione perfino il progster più oltranzista. In sostanza, possiamo dire che gli Spawn Of Possession rappresentano l’ideale punto di incontro tra la brutalità degli Origin ed i sofismi degli Obscura, soprattutto in questa versione con Muenzner alla sei corde. I vari brani sono tutti strabordanti, le chitarre sono incontenibili e sprigionano assoli velocissimi e variazioni armoniche finanche rischiose; la batteria di Schönström – irriconoscibile rispetto alle banalità propinateci con i Torchbearer – è precisa e fantasiosa, doppiata dal magistrale basso di Caspersen. Vero e proprio punto di forza è però la voce di Röndum, che quando parte a raffica pare una vera e propria mitragliatrice che falcia tutto ciò che incontra sul proprio cammino. Tutti i brani sono di caratura assolutamente superiore, ma ci piace segnalare almeno la stratosferica “The Evangelist”, vera e propria piece di progressive technical death metal da fare tremare le ginocchia. Un discorso a parte merita la conclusiva – ed ottima – “Apparition”, nella quale la band utilizza delle tastiere molto evocative per creare atmosfere non lontane da un certo black sinfonico di matrice Dimmu Borgir; questo flavour oscuro, unito alla tecnica dei Nostri, fa sì che il brano sia davvero eccezionale, una vera e propria perla oscura che potrebbe oltretutto aprire nuove strade ai ragazzi. Ora però è inutile pensare al futuro: “Incurso” è talmente mostruoso e ramificato che per goderne appieno dovranno passare dei mesi; mesi passati a cogliere ogni più piccola sfumatura creata dal combo. Non possiamo quindi che congratularci una volta di più con gli Spawn Of Possession, giunti al terzo centro pieno su tre. Maestri.