SPECTRAL WOUND – Songs of Blood and Mire

Pubblicato il 27/08/2024 da
voto
7.5
  • Band: SPECTRAL WOUND
  • Durata: 00:43:49
  • Disponibile dal: 23/08/2024
  • Etichetta:
  • Profound Lore

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Raggiunto il traguardo del quarto full-length in poco meno di un decennio di carriera, appare evidente come la politica adottata dagli Spectral Wound per imporsi all’interno dello scenario black metal internazionale sia quella tradizionalmente vincente dei piccoli passi.
Un percorso che – almeno finora – non ha mai visto il quintetto di Montréal inflazionarsi, prendere decisioni affrettate o stressare i propri tempi compositivi, e che non a caso lo ha visto passare da realtà defilata del roster Vendetta Records a priorità di quello Profound Lore, etichetta che dalla pubblicazione del precedente “A Diabolic Thirst”, avvenuta nella primavera del 2021, ha saputo trasformarlo in uno dei nomi di punta di quel revival (melodic) black metal in voga negli ultimi anni, in compagnia di gente come Stormkeep e Hulder.
Sulla scia di quanto appena detto, non stupisce quindi che il nuovo “Songs of Blood and Mire” possa essere vista come l’opera più coesa, matura e rifinita del gruppo nordamericano, qui intento a prendere il suono che gli ha fatto guadagnare hype e consenso nell’underground, posto al crocevia fra la scuola finnica di Sargeist e Horna e quella svedese di Dissection e primi Dark Funeral, limarlo al fine di renderlo più ‘rotondo’ e – soprattutto – imbastardirlo con dosi generose di crust punk, smascherando il background da centro sociale di alcuni membri e facendo della tracklist un flusso particolarmente vario e dinamico, almeno per gli standard dei ragazzi.
Se la forza di vecchi pezzi come “Impérial saison noire” e “Frigid and Spellbound” risiedeva fondamentalmente nel loro omaggio invasato e classicissimo, quasi euforico per la maniera in cui chitarre e sezione ritmica andavano a creare un muro di suono ebbro di visioni rancide e misantropiche, lasciando però poco spazio ai cambi di tono e atmosfera, “Songs…” allenta il piede dall’acceleratore per scorrere in maniera più strutturata e composita, sacrificando sicuramente qualcosa in termini di intensità ma, di contro, dando modo alla scrittura di apparire meno rigida nei suoi schemi e nei suoi sviluppi.
Una scelta che, giocoforza, infonde all’ascolto una profondità maggiore, con derive d-beat assimilabili al repertorio di Wolfbrigade e Martyrdöd a spezzare una serie di assalti black metal che sono e restano ancorati agli insegnamenti di certa scuola scandinava, e con la melodia che – prevedibilmente – acquista uno spazio di manovra maggiore senza però scadere in soluzioni banali o annacquate, insistendo su grandi giri elettrici e ricorrendo, quando la grana si assottiglia, a sottili pennellate acustiche dal retrogusto folk.
Il risultato è un disco sferzante e spontaneo nel suo amalgama tanto tradizionale quanto ibrido, il cui dosaggio – a differenza di quanto avviene in formazioni che seguono il percorso inverso, partendo dall’hardcore/punk per arrivare al metallo nero (Young and in the Way, The Secret, Iskra, ecc.) – fa sì che il tutto possa essere collocato in una nicchia non poi così inflazionata oggigiorno.
A conti fatti, brani del calibro di “Fevers and Suffering”, “Aristocratic Suicidal Black Metal” e “Twelve Moons in Hell” suonano come la prova di una band ormai pronta a compiere il salto definitivo.

TRACKLIST

  1. Fevers and Suffering
  2. At Wine-Dark Midnight in Mouldering Halls
  3. Aristocratic Suicidal Black Metal
  4. The Horn Marauding
  5. Less and Less Human, O Savage Spirit
  6. A Coin upon the Tongue
  7. Twelve Moons in Hell
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