8.0
- Band: SPEED STROKE
- Durata: 00:35:41
- Disponibile dal: 06/11/2020
- Etichetta:
- Street Symphonies Records
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Come ben noto agli appassionati, il terzo album rappresenta sempre uno scalino importante su cui poggiare i piedi, dal momento che si tende spesso ad identificarlo come lo step decisivo per la consacrazione, o anche la distruzione di un progetto ancora parzialmente emergente. Nel caso dei rocker nostrani Speed Stroke ci sono voluti ben quattro anni per avere sul mercato un seguito del già ottimo “Fury”, il cui titolo ne rispecchia ancora oggi il contenuto: una scarica di hard rock grintoso e furente, colmo di spunti di intrattenimento così come di trovate alquanto elevate dal punto di vista compositivo.
Per quanto riguarda il nuovo arrivato, dal semplice quanto accattivante titolo “Scene Of The Crime”, si può fare un discorso simile: sarebbe davvero un crimine lasciarselo scappare, soprattutto tenendo conto che stiamo parlando di una formazione italiana al cento per cento. Come per il precedente, siamo infatti in presenza di un pregevole connubio di elementi classici dell’hard rock a tinte sleaze, che prontamente vanno a mescolarsi con numerose trovate moderne e dai molteplici sapori; il tutto mettendo bene in mostra la maturità necessaria a ergersi su una vetta più alta di quelle toccate in precedenza, grazie all’esperienza acquisita nel corso degli anni. La conseguenza logica, percepibile già nella prima metà, non poteva che essere una scaletta in cui ogni brano può vantare una propria natura ben distinta: dalle più aggressive “Heartbeat” e “Soul Punx”, passando per la più festaiola titletrack e l’oscura “After Dark”, fino alla struggente “No Love”, che è probabilmente uno degli estratti migliori del pacchetto. Non è poi così usuale di sti tempi che questo merito vada ad una simil-ballad, che in molti casi analoghi tende a esser trattata con un approccio fin troppo di mestiere; eppure anche in questo caso i ragazzi sono riusciti davvero a fare faville, soprattutto per quanto riguarda le linee vocali di Giacomo Corzani e il sublime guitar work, che qui ci fa persino dono di una fase acustica arabeggiante e suggestiva come poche.
Nella seconda metà pare quasi aumentare la dose di adrenalina e fomento, come la ottantiana “Red Eyes” sembra far presagire; e “Out Of Money” poco dopo conferma questa tesi grazie al suo incidere smitragliante e anche ad un paio di chicche in grado di strappare più di un sorriso (prestate bene attenzione appena la musica si estingue). La rockeggiante “Who Fkd Who” e la ballatona acustica “One Last Day” sarebbero da inserire fisse rispettivamente nel dj-set di qualche serata a tema e nella colonna sonora di qualche telefilm, ma non prima di averci permesso di gustare la conclusiva “Hero No.1”, che nel suo stile tipicamente old-school sembra celare l’anima stessa della band, che sebbene abbia abbondantemente dimostrato di non avere alcuna intenzione di limitarsi a riproporre i soliti stilemi, mette in chiaro che le radici di questa musica sono da ricercare in un tempo teoricamente passato, ma mai così attuale se ci si dimostra capaci di prendere ciò che esiste da più di trent’anni, per proiettarlo dritto verso il futuro.
Si tratta di un elogio non da poco che vogliamo fare a questi ragazzi, poiché è così che si dovrebbe suonare hard rock nel 2020: mostrando un’identità che riesce a essere classica e moderna allo stesso tempo, alla faccia di tutti coloro che si fossilizzano nel passato o che ne escludono totalmente il valore in favore di fantomatiche innovazioni, spesso più apparenti che altro. Perciò, un applauso agli Speed Stroke, che con poco più di mezz’ora di musica riescono a portare un po’ di pepe in queste noiose giornate a base di pandemie, zone rosse e quant’altro.