/SPEEDKILL/HATE – Acts Of Insanity

Pubblicato il 18/02/2005 da
voto
8.5
  • Band: /SPEEDKILL/HATE
  • Durata: 00:36:30
  • Disponibile dal: /02/2005
  • Etichetta:
  • Listenable Records
  • Distributore: Audioglobe
Streaming non ancora disponibile

Vi dice qualcosa il nome di Dave Linsk? No? Ci pensa il sottoscritto a rinfrescarvi la memoria: Dave è l’attuale chitarrista degli Overkill che, evidentemente non abbastanza appagato dal lavoro svolto nella sua band madre, ha deciso un paio d’anni fa di dare vita a questo progetto a nome “Speed-Kill-Hate”, nel quale riversare song originariamente scritte per la band newyorkese ma lasciate a quanto pare da parte nelle ultime fatiche di D.D. Verni e soci. Il progetto Speed-Kill-Hate si avvale inoltre della collaborazione dell’altro Overkill Tim Mallare (alla batteria) e del vocalist Mario Frasca, che ben si adatta a modellare urli rabbiosi sopra la musica feroce della band. Cosa c’è da aspettarsi, direte voi, da una band formata da una costola degli Overkill e giunta solo al debutto, visto che anche l’ultimo disco dei newyorkesi, quel tanto criticato “Killbox 13”, rappresentava sicuramente un passo indietro nel livello qualitativo del songwriting del gruppo? La risposta è semplice quanto sorprendente: un lavoro cui molti non tarderanno a dare addirittura l’appellativo di ‘capolavoro’. Il fatto che queste canzoni siano state composte da Dave per gli Overkill ma siano state rifiutate dalla band, dunque, possiamo ipotizzare non risponda a criteri di qualità (altrimenti il caro D.D. si sarebbe veramente lasciato sfuggire qualcosa che ormai non riusciva più a suonare da troppo tempo!!!), ma solamente di sound: se, infatti, è rintracciabile una certa influenza della band madre, visto che il thrash la fa da padrone in “Acts Of Insanity”, l’affresco sonoro del gruppo comprende anche, in certa misura, influenze del death europeo (in particolare al sottoscritto vengono in mente i polacchi Vader), dal metalcore (evidenti soprattutto nei primi pezzi del disco) all’influenza di Pantera e delle band che hanno seguito tale stile dopo di loro (e qui è difficile non citare le influenze subite dal pur recentissimo ma acclamatissimo “Tempo Of The Damned” targato Exodus). La caratteristica che colpisce subito del disco, un po’ inaspettatamente, è il livello qualitativo contenuto dei primi pezzi, che comunque presentano una ventina di minuti di ispirazione più che buona (specie in pezzi come “Walls Of Hate” e “Slay The Enemy”), anche se forse impediscono al disco di raggiungere il vero e proprio livello di masterpiece assoluto (cosa invece riuscita agli Exodus con uno stile abbastanza simile nella sopra citata ultima fatica); livello qualitativo, dicevamo, che, se contenuto inizialmente, DEFLAGRA letteralmente in tutto il suo potenziale distruttivo (sia in quanto a bellezza dei pezzi che a livello sonoro), unitamente a farsi portatore di un sound maggiormente influenzato dal thrash made in 80s, a partire dalla quinta “Won’t See Fear”, dopo la quale è pressoché impossibile non citare tutte le restanti song del disco, che raggiunge forse il suo apice – cosa difficile da dire, visto che questi pezzi sarebbero quasi degni di una pietra miliare della storia del metal! – con la successiva “Face The Pain”, durante la quale ogni ascoltatore di fede metallica senza inibizioni non si potrà trattenere dallo scatenarsi in una danza dalla violenza convulsiva, muovendo la sua testa al tempo delle sfuriate operate da Tim Mallare sul suo drum-kit.Ragazzi, questo è il suono del thrash del 2005, un suono che si è evoluto ed è distante quasi anni-luce dalla cattiveria primigena ed imprecisa di Metallica, Megadeth, Exodus, Anthrax: davanti ai nostri occhi e nei nostri padiglioni auricolari ora abbiamo delle perfette macchine da distruzione, precise, accurate, taglienti, geneticamente modificate rispetto a vent’anni fa – la tecnologia avanza, e “Acts Of Insanity” risulta in un certo qual modo comunque più freddo e meno sincero dei vari “Bonded By Blood”, “Killing Is My Business” e “Kill ‘em All” – ma che sapranno stendervi al suolo e lasciarvi senza energie ora esattamente come avveniva a metà anni Ottanta. Prendere o lasciare: il sottoscritto, che è un tradizionalista nonché detrattore delle sonorità di nuovo stampo, assicura che la prima opzione, riguardo a questo disco, è la migliore.

TRACKLIST

  1. Walls Of Hate
  2. Setting Me Off
  3. Violence Breeds
  4. Slay The Enemy
  5. Won't See Fear
  6. Face The Pain
  7. R.a.w.
  8. Not For Me
  9. Repent
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