7.5
- Band: SPEGLAS
- Durata: 00:28:28
- Disponibile dal: 18/11/2022
- Etichetta:
- Pulverised Records
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Robert Andersson, oltre a essere un apprezzatissimo compositore e musicista, è oggi anche una concreta fonte di ispirazione per una vasta schiera di amici e colleghi. L’influenza dei suoi Morbus Chron e della loro esaltante reincarnazione a nome Sweven si sente sempre più spesso tra quelle realtà di stampo old school death metal che decidono di dare alla propria musica un taglio più progressivo e la cosa è particolarmente evidente ascoltando il materiale degli Speglas, band vicinissima al giovane musicista svedese, in quanto costituita da un trio che, oltre al chitarrista Alexi Hedlund, vede la presenza del cantante/chitarrista Isak Koskinen Rosemarin e del batterista Jesper Nyrelius, entrambi facenti parte della line-up degli stessi Sweven.
Gli Speglas hanno già all’attivo un EP pubblicato nel 2015, “Birth, Dreams & Death”, e questo “Time, Futility & Death” è un’altra prova di breve durata che va a insistere su quelle coordinate progressive death metal già sperimentate agli esordi. Robert Andersson ha curato il mixaggio del lavoro, il quale è stato precedentemente registrato sotto la supervisione di Robert Pehrsson (Dead Lord, Death Breath) e poi masterizzato dal noto Tore Stjerna presso i Necromorbus Studio (Watain, Funeral Mist, Portrait). Dalla sinergia tra questi professionisti e artisti fuori dagli schemi, nonché dall’ottima relazione tra direzione stilistica e suoni, nasce un’opera ricca di elementi interessanti, incentrata soprattutto sulla contrapposizione di culture e mondi musicali apparentemente lontani, seguendo principalmente la condotta dei succitati Morbus Chron/Sweven, ma con l’aggiunta di parentesi più vicine al dark folk (viene alla mente Jonathan Hultén e certe cose degli amici Tribulation), oltre a un gusto melodico che talvolta richiama nemmeno troppo velatamente i colossi Opeth. Il resto lo fanno egregiamente arrangiamenti e suoni tanto vintage quanto raffinati, un gran lavoro di arpeggi e di chitarre acustiche, così come delle strutture circolari che in alcune occasioni creano atmosfere squisitamente oniriche. È proprio questa alternanza di emozioni opposte il leitmotiv dell’intero lavoro, il quale pesca da un background facilmente decifrabile, evitando però di risultare piatto e prevedibile in virtù di un’ispirazione felicissima e di una notevole cura in sede di produzione. Ascoltando “Time, Futility & Death”, la sensazione è quella di perdersi in un dolce oblio, come se si venisse cullati tra le braccia di un vampiro, senza sapere se, una volta addormentati, ci risveglieremo come eravamo prima. Davvero un ottimo ritorno per la band svedese, la quale, con un pezzo come “One Last Midnight”, ci regala una delle migliori composizioni ascoltate negli ultimi mesi. Chissà ora se il prossimo appuntamento in studio condurrà a un vero e proprio album.