7.5
- Band: SPIRITWORLD
- Durata: 00:28:42
- Disponibile dal: 21/03/2025
- Etichetta:
- Century Media Records
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Chi è l’unico musicista della scena thrash e hardcore a non aver mai indossato un paio di Nike? Stu Folsom, ovviamente, visionario leader degli Spiritworld che, calzando i suoi stivali da cowboy, ci trasporta nel terzo capitolo della sua saga horror western che la band di Las Vegas ha disegnato sulla mappa. Collegandosi ai precedenti “Pagan Rhythms” (2020) e “Deathwestern” (2022), questo concept si ambienta infatti nell’universo narrativo espanso (oltre alla musica ci sono le novelle di “Godlessness”) di un selvaggio West immaginario, luogo infernale in cui rancher non morti, spiriti oscuri e uomini di fede armati fino ai denti si danno battaglia tra il sole del deserto e portali demoniaci.
Il limite più ingombrante evidenziato nel percorso della band nei primi due dischi era quello di avere una dimensione musicale, liriche a parte, sostanzialmente slegata dal ricco e caratteristico immaginario cinematografico: ecco quindi che “Helldorado” corre ai ripari, aumentando quei momenti che possono trasportare più facilmente in un contesto western anche quando ci si limita all’ascolto.
“Abilene Grime” è solo il primo esempio: un brano che parte con uno swing honky-tonk prima di sfociare nel solito assalto thrash. “Bird Song of Death”, invece, mescola groove punk, chitarre acustiche e country con melodie cantabili; “Prayer Lips” invece sorprende con il sax e un tono malinconico che riflette sulla perdita, offrendo un momento di respiro emotivo. Il finale di “Annihilism” cavalca poi apertamente verso il tramonto tra chitarre acustiche, armonica e l’epica western ai massimi livelli, ma non mancano il thrash e l’hardcore che hanno reso popolari gli Spiritworld, ovviamente, con “No Vacancy In Heaven”, “Western Stars…” e “Stigmata Scars” che perpetrano il solenne culto per gli Slayer, con sprazzi di Hatebreed e gang vocals a cementare le influenze hardcore e qualche momento che ricorda i Volbeat.
Rimanendo estremamente divertente e riuscito nelle sue parti più heavy, “Helldorado” rende l’esperienza degli Spiritworld più variegata ed immersiva, tematicamente coerente, in equilibrio tra ferocia e accessibilità. Certo, c’è sempre un rimando poco celato a qualche gruppo più famoso, e l’immaginario è più chiassoso che profondo, ma “Helldorado” rimane un viaggio che vale assolutamente la pena di affrontare.
Date quindi una spolverata al cappello da cowboy e montate in sella, ma senza dimenticare i proiettili d’argento.