7.5
- Band: STAIND
- Durata: 00:50:11
- Disponibile dal: 13/09/2011
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Ormai è ufficiale: dopo anni di egemonia metalcore, la stagione 2010-2011 sarà ricordata come quella del Rinascimento nu metal. Tra reunion eccellenti (System Of A Down, Limp Bizkit, Cold, American Head Charge) e ritorni al sound delle origini (Korn, Taproot), l’effetto nostalgia non sembra risparmiare nessuno dei reduci dei vari Ozzfest e Family Values Tour, compresi gli Staind. La formazione di Springfield, pur essendo rimasta saldamente in vetta alle classifiche negli ultimi dieci anni, sembrava ormai condannata ad un percorso involutivo fatto di ballad radiofoniche costruite ad immagine e somiglianza del proprio leader, secondo una formula collaudata già dai tempi di “It’s Been A While”. Invece, esaurite le scorte mondiali di benzina degli accendini – e complice forse il minor gradimento riscontrato dall’ultimo “The Illusion Of Progress”, nonchè il ritorno di fiamma del nu metal di cui sopra e la svolta solista di Aaron Lewis – ecco i nostri tornare con un album eponimo che, come da tradizione, ci riporta al sound degli esordi; quello rabbioso di “Dysfunction” e “Break The Cycle” per intenderci, attualizzato però con una produzione all’altezza ed una maggiore maturità compositiva, soprattutto in fase solista. Eloquente in questo senso l’attacco dell’opener “Eyes Wide Open” – giro di basso in stile “Mudshovel”, subito doppiato da una chitarra ribassata come il cavallo dei pantaloni e da un singer che, finalmente uscito dal letargo, torna a ruggire come ai bei tempi -, e per fortuna non si tratta di un fuoco di paglia dato che il resto della tracklist si mantiene sulle stesse coordinate. Il primo singolo, “Not Again”, così come le più ritmate “Wannabe”, “Take a Breath” e “Now” si guadagnano fin da subito un posto d’onore nella pur ricca discografia degli Staind, mentre le più canoniche “Failing”, “The Bottom” e “Paper Wings” non mancheranno di scaldare gli animi dei nostalgici del grunge nel ventennale dell’uscita di “Nevermind”; menzione a parte infine per l’unica vera ballad del disco, “Something To Remind You”, giocata come sempre sull’interpretazione sofferta del frontman. In questo contesto ‘old school’ non stupisce la scelta delle bonus track della deluxe edition – due versioni live di “Spleen” e “For You” -, mentre la sorpresa è rappresentata dal cover artwork, per una volta lontano dalle tenute grige tanto care alla band in passato. Insomma, ci sono voluti ben dieci anni ma finalmente il ciclo spezzato nel 2011 si è rimesso in moto: ben tornati Staind.