7.0
- Band: STAMINA
- Durata: 01:05:51
- Disponibile dal: 08/10/2010
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A due anni di distanza dal fortunato debutto “Permanent Damage” gli Stamina ritornano con la novità del guest Alessandro Beccati alla batteria in sostituzione del dimissionario Luigi DiBernardo. Il neo citato drummer in realtà non è l’unico ospite in casa Stamina perché a celebrare l’evento del secondo capitolo in studio ci sono anche Kenny Lubcke (Narita, Andre Andersen, Cornerstone) e Henry Brockmann (ex Royal Hunt, Evil Masquerade, Missing Tide), ad affiancare con successo in taluni episodi l’ottimo singer Giorgio Adamo in possesso di una timbrica alta e graffiante al tempo stesso. La band di origine salernitana mantiene intatte le proprie peculiarità sonore e pur non mancando di tributare i vari Rainbow, Malmsteen e Royal Hunt, riesce ancora una volta nel difficile compito di mantenere viva la propria personalità in virtù di una accentuata vena progressiva rintracciabile negli svariati assoli ma anche nella fantasia ritmica mostrata attraverso le tracce. Il duo Sellitto-Barone, il primo alla chitarra e il secondo alle tastiere mostra capacità tecniche sopra la media riuscendo tuttavia a conciliare i numerosi virtuosismi con un feeling intenso che non si limita a rincorrere le pluri sentite scale neoclassiche. “Two Of A Kind” presenta un songwriting gradevole che non mostra eccessivi cali di tensione pur denotando nel finale una minor incisività nelle linee vocali come dimostrano pezzi ben strutturati ma neppure entusiasmanti quali “Heart Of The World” e “Mystery”, più ispirata appare invece la prima parte dell’opera grazie al refrain irresistibile dell’opener “Eyes Of The Warrior”, il bellissimo solo della successiva “Burn Your Fears” o l’inaspettato cambio d’umore di una sorprendente “Power Of Love”. Le influenze progressive prendono corpo all’interno delle canzoni con straordinaria facilità, come dimostra “To Tired To Live”, mid-tempo atmosferico caratterizzato da preziosi arrangiamenti corali e “Maker Of The Universe” che dopo un elegante parte strumentale evidenzia intriganti partiture ’70 al suo interno.
Le qualità tecnico-compositive degli Stamina sono da tenere in forte considerazione, non è da tutti entrare in un genere dai facili clichè come il metal neoclassico con tale padronanza, il finale leggermente spuntato e una produzione più efficace soprattutto per quanto riguarda la chitarra ritmica toglie qualche punto ma siamo pur sempre al cospetto di un lavoro di grande qualità.