8.0
- Band: STARBYNARY
- Durata: 01:07:40
- Disponibile dal: 03/02/2017
- Etichetta:
- Revalve Records
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
Apple Music:
Tutto pronto? Ci siamo? Bene. Prendete posto, spegnete le luci in sala ed alzate il sipario. Va in scena una delle opere più interessanti di questo inizio di 2017. Dalle lande triestine, gli Starbynary, a poco più di due anni di distanza dalla pubblicazione dell’album d’esordio “Dark Passenger”, ci regalano un sontuoso viaggio sonoro sulle orme di uno dei padri fondatori della lingua italiana; quel Dante Alighieri che, nel corso del XIII secolo, diede vita alla sola ed unica “Divina Commedia”. Tre cantiche, tre mondi, tre stati d’animo. Inferno, Purgatorio, Paradiso. Ed anche il cammino dei nostri, come vuole la tradizione, comincia proprio là, dove la diritta via era smarrita; in quella “Dark Forest” simbolo di incertezza e di timore. Quello musicato dagli Starbynary è un modernissimo prog metal in cui il tecnicismo si abbina perfettamente ad una buona dose di teatralità, senza comunque cadere nella trappola del protagonismo: assoli sì, ma non troppo prolissi e sempre ben strutturati. Il fatto di aver avuto come special guest nel primo lavoro Mike LePond, bassista dei Simphony X, ha sicuramente giovato alla band che, oltre a prendere spunto dal gruppo americano, gli ha permesso di acquisire una maggior sicurezza nei propri mezzi. Ma veniamo a noi. E’ un autentico rotolamento di suoni quello che, in apertura dell’album, ci spinge a valle, nel bel mezzo della nostra vita, tra domande senza risposta e senso di perdizione. Guidati da una perfetta sezione ritmica, i nostri ben sintetizzano in questa opener quanto andremo ad ascoltare nei dieci brani successivi, ricalcando alla perfezione alcuni dei canti più famosi dell’inferno dantesco. E se i passi nella foresta oscura sono a volte spediti e sicuri, a volte lenti ed incerti, lo stacco di chitarra improvviso di Leo Giraldi, ci fa ben capire come siamo giunti in prossimità del “Gate Of Hell”, alle cui porte il singer Caggianelli dà dimostrazione di un’invidiabile estensione vocale, qui accompagnato dalla soprano Bea Sinigaglia, la quale avrà modo di dialogare con il vocalist anche in altri brani. La ricchezza dei messaggi allegorici presenti nella prima delle tre cantiche della “Commedia” favorisce sicuramente la variabilità musicale dei singoli pezzi; ciò non toglie la capacità espressiva che gli Starbynary riescono a trasmettere nota dopo nota. Ascoltate “In Limbo” e capirete: il breve intro di tastiera lascia poi spazio al pianoforte dando quindi il via ad una mini-suite che, secondo dopo secondo, prende vigore, trascinata dal coro che dà il titolo alla canzone salvo poi rallentare, appesantirsi fino all’esplosione finale, sottolineando il momento di attesa che vive il protagonista. Prima lo smarrimento, poi il terrore, quindi l’attesa. Ma nell’Inferno c’è spazio anche per l’amore e con “Paolo e Francesca” la band triestina tocca le corde più intime e fragili dell’animo umano. E’ ancora il piano di Luigi Accardo a farla da padrone, scandendo con ritmo il battito del cuore dei due amanti, unito per l’occasione al suono leggero di un violino e di un flauto. La teatralità del brano viene quindi messa in risalto dall’entrata in scena dell’accoppiata chitarra/tastiera, sottolineando ancora una volta come ‘Galeotto was the book and he who wrote‘. Davvero difficile trovare un pezzo non all’altezza della situazione, considerando appunto l’arduo tentativo portato avanti, e superato egregiamente dai nostri, di traslare in musica (metal tra l’altro) un capitolo così importante della storia della letteratura italiana e non solo. L’inizio quasi subacqueo di “Medusa And The Angel” è spezzato dall’incedere possente della batteria di Andrea Janko che ben si amalgama con piano e chitarra, prima che il tutto si estenda tra cori alternati e ben ritmati che ben si memorizzano nell’orecchio dell’ascoltatore. Senza dubbio il pezzo più power dell’album. La discesa agli inferi più profondi prosegue senza tregua e, dopo l’intricato ingresso nel “Seveneth Circle”, arriviamo al pezzo più emozionante del viaggio fin qui affrontato. E’ la voce di Bea Sinigaglia, accompagnata dal violino, ad aprire il cerchio malinconico delle “Malebolge”: un cerchio costruito sui dialoghi armonici tra chitarra, tastiera e piano prima che Caggianelli, terminata la parte narrata del brano, si alterni nuovamente al canto soave della soprano così da creare un autentico saliscendi di emozioni. E dopo lo stacco più delicato dell’album (“Soothsayers”) in cui il vero protagonista è ancora una volta il piano di Accardo, prima della conclusione del cammino, gli Starbynary ci regalano altre due chicche sonore di notevole portata. La voglia di conoscenza di Dante, paragonata a quella del mitico Ulisse, viene portata alla ribalta da “Ulysse’s Journey”: pezzo dalle tinte fortemente power non dimenticando comunque gli intermezzi più cadenzati. Così fino alla fine, fino alle viscere dell’Inferno, di fronte alla vera causa di questo vortice sotterraneo: quel Lucifero a tre teste intento a dilaniare i maggiori peccatori della storia. Il Diavolo in persona, quindi il Cosmo, infine la lenta risalita: tutto concentrato negli undici minuti di “Stars” dove gli Starbynary danno il meglio di sé, lanciando qua e là anche alcuni spunti alla Goblin. Fino a giungere al coro finale dove “Forever living in Hell” fa da contraltare ad libitum al salvifico ‘Riveder le stelle‘.La trilogia degli Starbynary ha preso inizio, l’Inferno è stato messo in scena, egregiamente. Che il viaggio prosegua…