6.5
- Band: STATIC-X
- Durata: 00:39:14
- Disponibile dal: 10/07/2020
- Etichetta:
- Otsego Entertainment Group
- Distributore: Sony
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Quello che tutti sappiamo è che Wayne Static, leader indiscusso degli Static-X, è deceduto nel novembre 2014 per un’overdose (accidentale?) di alcool e droghe, raggiunto pochi mesi dopo dalla moglie Tera Wray, evidentemente incapace di superare il lutto. Altre cose risapute sono che Tony Campos ha suonato con Wayne sin dai tempi dei Drill, band nota nel circuito di Los Angeles che poi è diventata Static-X (1998) con l’ingresso di Koichi Fukuda, e che entrambi sono stati allontanati da Wayne Static nel 2010, in una separazione per nulla amichevole. E’ tristemente noto inoltre come Tripp Eisen, ex membro di Dope, Murderdolls e sostituto di Fukuda negli Static-X dal 2001 al 2005, sia stato condannato per pedofilia ed istantaneamente cacciato dalla band. Con tutta probabilità il modo in cui ognuno di noi potrà accogliere questo “Project Regeneration Vol.1” è legato a quanto potremo ritenere sincero questo tributo alla figura del frontman dalla pettinatura impossibile, fatto da persone che sono stati collaboratori e fratelli per almeno quindici anni, ma ad un certo punto comunque estraniate dall’artista. Il materiale sarebbe dovuto essere creato con diversi vocalist alla stregua del mitologico “Strait Up”, alla base di queste tracce troviamo invece le vocals dello stesso Wayne Static trovate su demo di pezzi scartati dalle sessioni di “Start A War”, rilavorate dai membri originali con l’aiuto di Xer0 (Edsel Dope), attuale frontman tristemente travestito da Wayne nei recenti live della band. A condire la pubblicazione ci sono le polemiche di Tripp Eisen, che viene accreditato come autore in tre tracce ma che sostiene di averle composte praticamente tutte insieme allo scomparso Static.
Ma com’è effettivamente il disco, tentando di tralasciare tutti questi discorsi? Cominciamo col dire che delle tre tracce in cui non c’è lo zampino del defunto mastermind due sono spazzatura: “Accelerate” e “My Destruction” sono davvero una copia scialba dell’originale e avrebbero potuto rimanere escluse, mentre “Otsego Placebo” riesce a riprendere con la grinta l’essenza del gruppo. Con buona pace di tutti, senza sapere quale sia l’effettivo contributo, i pezzi in cui è accreditato Tripp Eisen (che curiosamente sono indicati come “Project Regeneration”) sono invece tra i migliori, con il primo estratto “Hollow” che potrebbe essere addirittura il migliore in assoluto. La collaborazione con Al Jourgensen è sostanzialmente sprecata, il valore aggiunto della leggenda dell’industrial semplicemente non si percepisce. Il resto, con Xer0/Dope che si sovrappone perfettamente alla voce originale, è fatto di alti e bassi: seppur ricreate o rilavorate per essere portate alla loro migliore versione possibile si capisce che siamo di fronte a composizioni non degne dei riflettori della ‘Evil Disco’, che il compianto Wayne di fatto non ha considerato nemmeno per il progetto solista “Pighammer”. Formalmente è tutto a posto, i loop chitarristici si fondono con le parti programmate in maniera efficace, le melodie sono stralunate e le stranezze sono divertenti, a volte il piede parte da solo ma quella scintilla di follia e la verve schizoide dei bei tempi è cosa difficile da ricreare, soprattutto se si indugia troppo sui mid tempos come in questi brani. Nonostante qualche episodio notevole dunque “Project Regeneration” non è un capitolo ai livelli della passata discografia della band. Certo acquisirà valore per i nostalgici e per coloro che credono nella bontà dell’operazione, ma nonostante la buona volontà degli attori diventa evidente il peso specifico di un leader che se n’è andato troppo presto.