6.0
- Band: STATIC-X
- Durata: 00:48:02
- Disponibile dal: 26/01/2024
- Etichetta:
- Otsego Entertainment Group
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C’è voluto qualche anno per dar seguito al primo volume di “Project Regeneration” e le evoluzioni del progetto resurrezionale degli Static-X sono state parecchie. Se per la tormentata genesi vi rimandiamo alla recensione del primo capitolo, oggi vi raccontiamo come, negli ultimi anni, i superstiti a Wayne Static siano stati capaci non solo di capitalizzare sulla storia del gruppo, ma anche di riproporsi come live act di assoluto rispetto, capace di richiamare mille/duemila persone a data in tour che hanno battuto gli Stati Uniti in lungo e in largo, nonostante l’orrenda mossa di un cosplayer zombie come frontman. Fiutato come il baraccone potesse funzionare, infatti, Campos, Jay, Fukuda ed Edsel Dope (tutti sanno che è il frontman dei Dope sotto la maschera) hanno investito nel live trasformando il personaggio Xer0 da zombie a cyborg, ovviamente sempre con le fattezze dello scomparso frontman, portando anche un po’ di produzione (scippata a Rob Zombie) sulle assi del palco. Di nuovo, incredibilmente ed in barba al buon gusto, la mossa è stata ben accolta, di conseguenza quale miglior propulsore di una seconda raccolta di inediti dove la band gratta il fondo del barile sulle registrazioni inedite del defunto cantante?
Per valutare il disco, va ricordato come gli Static-X siano giunti alla notorietà per la loro formula azzeccata di industrial basilare, ripetitiva e danzereccia. Se ci pensate, la difficoltà per qualsiasi gruppo è trovare una formula distintiva, poi quando un marchio di fabbrica è forte ed impresso, copiarlo non è poi così impossibile: ci riescono un sacco di YouTuber (Nik Nocturnal e Bradely Hall, per dirne un paio) figuriamoci gli stessi musicisti che hanno fatto parte del gruppo. Se uniamo dei frammenti dell’operato di Wayne Static, è quindi ovvio che anche questo “Project: Regeneration Vol.2” si traduca in un fanservice accettabile, con qualche picco come “Stay Alive”, “Z0mbie” e “Take Control”, che ravviva i ricordi con groove contagiosi, stacchi nervosi e loop cibernetici su beat dance.
Quattordici brani sono davvero tanti in ogni caso, quindi nei quarantotto minuti si può anche sorridere e battere il piede con qualche furbata (“Disco Otsego” è praticamente un mashup, “Terrible Lie” una cover dei Nine Inch Nails), ma senza dinamismo, senza alcun tipo di variante e restando nel ristretto campo da gioco. Nonostante gli sforzi, la band si trascina, lasciandosi pure scappare qualche brano quasi incompiuto (“Black Star” e “Dark Place”).
Se l’opportunità di questa ‘reunion’ – o ‘tributo’ che dir si voglia – resta dubbia e soggettiva, ma anche molto ben accolta, a livello discografico i due capitoli di “Project Regeneration”, del tutto complementari, sono sufficienti ma ben lungi dell’essere rilevanti. I nastri dai quali i pezzi di questo progetto hanno preso vita sono ora esauriti: ora per chi scrive non ha più senso continuare con qualsivoglia progetto in studio.