7.5
- Band: STEVE HACKETT
- Durata: 00:58:49
- Disponibile dal: 23/09/2011
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: EMI
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L’instancabile Steve Hackett torna in pista con una nuova opera solista ad un solo anno di distanza dal buon “Live Rails” e due dall’ultima pubblicazione in studio a titolo “Out Of The Tunnel’s Mind”. Il nuovo “Beyond The Shrouded Horizons” si presenta come un disco vario e ispirato in cui il grande chitarrista, come d’abitudine, mette in primo piano la canzone senza mai esagerare nelle finezze. Ovviamente, non mancano i grandi soli all’interno delle varie canzoni, ma essendo stato dai tempi dei Genesis innanzitutto un grande compositore, il buon Hackett non cade nel tranello di mettere il virtuosismo davanti ad una buona melodia o alla componente atmosferica. “Beyond The Shrouded Horizons” si rivela sin dai primi ascolti un disco gradevole, che gode di una grande varietà stilistica in grado di mantenere frizzante l’ascolto dalla prima all’ultima traccia. Si passa dal rock progressivo dell’opener “Loch Lomond”, alle tinte orientaleggianti del breve intermezzo acustico “Wanderlust”, sino ad arrivare al blues rock a titolo “Catwalk”, in cui la band, avvalorata dalla presenza dietro le pelli del guest Simon Philips (Toto, The Who e Judas Priest nel suo curriculum), conclude il pezzo con una sorta di grande jam session finale. A proposito di ospiti, risulta gradita la presenza della sin qui sconosciuta Amanda Lehmann, ad accompagnare in taluni pezzi Hackett nelle parti vocali, con la vetrina solista dell’ottima “Waking To Life”, una sorta di magico folk orientale con flauti e strumenti etnici. Il ventesimo sigillo dell’Hackett solista evidenzia anche irresistibili armonizzazioni corali, come possiamo ben sentire nella già citata opener, in “Looking For Fantasy” o nella splendida “A Place Called Freedom”, quest’ultima da segnalare come singolo e traccia di punta dell’intero lavoro. Immancabile infine la componente sinfonica, rappresentata dai sontuosi arrangiamenti d’archi presenti in “Between The Sunset And The Coconut Palms” e dall’elaborata “Turn This Island Earth” proprio in chiusura. Dunque, in “Beyond The Shrouded Horizons” la carne al fuoco non manca e la cosa positiva è che tutta questa miriade di influenze e variazioni stilistiche viene ben compattata all’interno dell’opera con un’atmosfera mistica sempre presente, che aleggia tra le canzoni, donandole un aspetto ancor più affascinante.