STEVE VON TILL – No Wilderness Deep Enough

Pubblicato il 06/08/2020 da
voto
8.5
  • Band: STEVE VON TILL
  • Durata: 37:29
  • Disponibile dal: 07/08/2020
  • Etichetta:
  • Neurot Recordings
  • Distributore: Goodfellas

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“Noi abbiamo il mare
E avremo sempre il cielo
Lì, nella nostra stessa ombra
E nell’assoluta assenza di stelle
Un’oscurità abissale
Illumina ciò che siamo”

Questa poesia è tratta da “Harvestman: 23 Untitled Poems and Collected Lyrics”, libricino che il vecchio Von Till ha deciso di far uscire insieme al suo nuovo lavoro solista “No Wilderness Deep Enough”. Forse per sancirne la profondità lirica, forse per suggellare un punto specifico nella carriera, ripercorrendo attraverso tutte le liriche anche tutte quelle atmosfere plumbee, rurali e americane che hanno contraddistinto la sua produzione omnia. Sì, certamente anche neurosisiana.
“Si lega a ciò che si ha e ciò che si è perso, e gli amori e le insicurezze che sentiamo combinarsi con le meditazioni sull’umanità intesa come un tutto” – dice il barbuto post-metallaro – “Sto esplorando la grande disconnessione: dal mondo naturale, da tutti gli altri, e infine da noi stessi – cercando di trovare significato e profondità nel ri-stabilire queste connessioni, trovare risonanza nella volontà e conoscenza del passato mentre si guarda in avanti e si continua ad essere nel presente“. “No Wilderness Deep Enough” è fatto di queste profondità, di reconditi abissi dove perdersi e annegare in un esistenzialismo minimale. Qualche synth, qualche violoncello, qualche corno francese, qualche loop e una voce che si staglia su un panorama innevato e desertico. Una voce che si è imparato a conoscere bene, una voce che ha sbraitato appoggiata a sferzate di chitarre distorte e si è appoggiata a quegli arpeggi da Townes Van Zandt e porch americani, pagliuzza in bocca e contemplazione dell’orizzonte. Una voce da ascoltare come conduttrice di un percorso meditativo in cui inabissarsi senza compromessi.
Si potrebbe senza problemi parlare di tracce singole sì, ma in questa sede decidiamo di interagire col disco intero (e con il libro) in maniera onnicomprensiva. Non tanto, forse, perché sia necessario, quanto più perché questo può schiudere altri percorsi. Quelli dei non detti, dei ricordati, degli immaginati. Ricordarsi cosa Von Till ha scritto con Harvestman, da solo, coi Neurosis, con Scott Kelly. Interagire con questo come se si portasse dietro i vari “Through Silver In Blood”, gli “A Sun That Never Sets” e soprattutto i “The Eye Of Every Storm”. Tutto questo è racchiuso in quella coltre di drone che si sente attraverso le “Shadows On The Run” o nelle “Indifferent Eyes”, dietro le loro armoniche colonne portanti (quasi bladerunneriane), dietro il loro spirito di Americana e neo-folk. Una manciata (o poco più) di canzoni che rappresentano proprio quel tutto cui si cerca di ambire per decifrare forse il senso stesso del vivere. O almeno dell’essersi inabissati per così tanti anni nel sole che tramonta e nella tempesta che arriva.
Steve Von Till regala questa perla di rarefazione e pura bellezza, con una corruzione che si staglia lontano insieme ai synth che potrebbero sembrare un temporale sempre pronto ad investire la terra, insieme con l’oscurità, ma che insieme si fonde a timbri docili e suadenti, in una commistione meditabonda e, in un qualche modo, annichilente. Una prova che compete prepotentemente con il nuovo corso di un certo Nick Cave, per dire il principale interprete di questa modalità espressiva, superandone ampiamente le prospettive malinconiche ed eccessivamente ridondanti (soprattutto quelle dell’ultimo “Ghosteen”) riscoprendo il carattere rurale e – massì – ancora underground che un personaggio di questo calibro può ancora permettersi di rappresentare. Un piccolo gioiello discografico che ben si integra alle liriche e alle poesie che uno dei bruti barbuti più sensibili e visionari del panorama cantautoriale costruitosi sul post-metal sia riuscito a mescere. Probabilmente uno dei suoi lavori più riusciti: un grande disco di cui questa America tornata solitaria, insieme col resto del mondo, potrebbe nutrirsi per riscoprire la sua bellezza e la sua espressività autentica.

Se vuoi salvarci/ da quella casa che sta bruciando/ conducici tra le fiamme/ ricorda tutti i nostri nomi/ ricorda tutti i nostri nomi.” 

TRACKLIST

  1. Dreams of Trees
  2. The Old Straight Track
  3. Indifferent Eyes
  4. Trail the Silent Hours
  5. Shadows on the Run
  6. Wild Iron
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