
7.0
- Band: STICK TO YOUR GUNS
- Durata: 00:24:52
- Disponibile dal: 10/01/2025
- Etichetta:
- Sharptone Records
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Hanno superato i vent’anni di attività, gli Stick To Your Guns, confermandosi, album dopo album, come una delle formazioni che porta avanti con fierezza l’hardcore punk metallizzato della fiorente tradizione di Orange County, California. La creatura del cantante Jesse Barnett è ormai nel giro dei veterani, ma grazie alla dedizione e alla fierezza del loro leader, contornato da membri eccellenti come Chris Rawson (ex Walls Of Jericho), Josh James (ex Evergreen Terrace) e nuove entrate come il batterista Adam Galindo, è sempre riuscita a mantenersi su alti livelli qualitativi.
Non fa eccezione “Keep Planting Flowers”, primo disco sotto l’etichetta SharpTone, per il quale il leader del gruppo ha dichiarato di aver lavorato per sottrazione, riducendo la proposta del gruppo “alla forma di espressione più semplice e pura”, ovvero tralasciando sperimentazioni, orpelli e riempitivi e concentrandosi in maniera veemente sull’intensificare in modo naturale tutti i fondamenti del gruppo, dalle parti heavy a quelle toccanti, dai momenti acustici a quelli più punk.
All’ascolto, dobbiamo dire che il paradigma che ha reso famosi gli STYG non cambia poi molto, ma è evidente già dalla prima fruizione come efficacia, ispirazione e sentimento riempiano la raccolta dalla prima all’ultima traccia, garantendo un ascolto trascinante e completo. Pezzi come “Severed Forever” e “More Than A Witness” acchiappano sia la fan base storica che nuovi potenziali ascoltatori con la solita formula testata, concisa ed efficace. A cambiare le carte in tavola ci pensa la title-track, classico inno alla positività che incita a trasformare il dolore in amore, con una transizione emotiva e sonora mai così raffinata.
Altro fattore positivo sono i fuochi d’artificio in chiusura: “Who Needs Who” è un pezzo veloce, potente ed abrasivo che sfrutta il contributo di Scott Vogel dei Terror e che nella sua brevità si permette il miglior breakdown del disco. L’intensa “H84U” chiude in maniera violenta e brillante con le sue vibrazioni metalcore anni Duemila, i cori e l’intervento azzeccato di Connie dei SeeYouSpaceCowboy.
Quando venicinque minuti sono sfruttati a dovere, nessuno può aver nulla da lamentarsi: l’ottavo disco in studio degli STYG conferma uno stato di forma permanente, in cui la ricetta di Barnett è nuovamente intensa, ricca d’ispirazione e accessibile. Le nuove leve dovranno darsi da fare parecchio per scalzarli dai piani alti della scena.