6.5
- Band: STOMACH
- Durata: 00:43:05
- Disponibile dal: 20/10/2023
- Etichetta:
- Hibernation Release
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Gli Stomach sono un duo nuovissimo, che vede la luce ad inizio pandemia, in uno dei periodi più critici, inquieti e isolati per il mondo come lo conosciamo. Alla batteria e alle voci vediamo John Hoffman, presente nella formazione originale dei Weekend Nachos, e Adam Tomlinson di Sick/Tired e Sea Of Shit, alla chitarra. La band dell’Illinois, dopo un paio di demo, debutta grazie a Hibernation Release con “Parasite”, un album di sludge quadrato mescolato ad harsh noise, talvolta molto vicino alla proposta dei bostoniani Grief. Il sound ricorda immediatamente anche i Full Of Hell di “Roots Of Earth Are Consuming My Home”, tra montagne di feedback che lacerano i timpani e urla incazzose che vomitano odio, ricorrenti lungo tutto il disco.
Le fondamenta di “Parasite” le fanno i riff fangosi, ciclici e ipnotici che ruotano lentamente tra i brani, accompagnati da un drumming concreto e semplice che punta più sull’efficacia delle martellate che sull’espressività. “Crawlspace (Loom Ext)” e “Ocular Migraine” sono brani lineari e risultano essere quelli riusciti meglio, arricchiti da un paio di stop che richiamano gli Eyehategod, mentre la chiusura del disco prende una piega più viscerale con rimandi al sound dei Primitive Man, soprattutto in “Bathwater” e in una autocelebrativa “Stomach”. In “Parasite” trovano inoltre spazio delle limitatissime sfuriate in chiave powerviolence, soprattutto in “Train Track Argument”, da cui emergono le precedenti esperienze dei componenti; spunti che fanno respirare i brani con delle inchiodate diametralmente opposte al tiro generale del disco.
Sicuramente i pezzi funzionano e chiudono l’album senza difficoltà, c’è da dire però che i riff proposti raramente superano il paio come unità, ad ogni canzone, risultando in questo modo monotoni e ripetitivi, senza alcuna variazione pratica. Oltre a ciò, “Parasite” è molto statico per velocità, come d’altronde il genere richiede, tuttavia, senza soluzioni geniali, risulta difficile far spiccare i riff proposti, tanto che il tutto rischia di perdersi nel proprio svolgimento, senza proporre nulla che sia memorabile o facile da ricordare. Ad ogni modo, ci sentiamo di promuovere “Parasite”, rimanendo attenti alle prossime mosse del duo di Chicago, sia dal vivo che in studio, visto che sono presenti, a nostro avviso, dei buoni presupposti per fare un salto di qualità.