7.5
- Band: STONE SOUR
- Durata: 00.50.39
- Disponibile dal: 09/04/2013
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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La seconda parte dell’ambizioso concept “House Of Gold And Bones” arriva senza l’immenso hype del primo capitolo, che scorre ancora caldo in molti lettori. Va detto che raramente gli Stone Sour deludono i loro fan, e pure stavolta in sede di recensione restiamo testimoni di un lavoro curato, scorrevole, completo e ispirato. Un disco che è più docile del predecessore, ma a tratti più furioso. Root e compagni cavalcano la straripante emotività di Taylor, in picchi che possiamo trovare nell’apripista “Red City”, che evoca l’eleganza dei Nine Inch Nails di “The Fragile”, o nella poetiche “Sadist” e “The Conflagration”, formulaiche ma intense; dall’estremo opposto le rabbiose “Gravesend” e “Peckinpah” ricordano come il gruppo può all’occasione ruggire, costruendo diverse sculture dal dramma di fondo. Probabilmente, in ultima analisi, questo “House Part 2” verrà ricordato per la perfezione FM delle ottime “Black John” e “Do Me A Favor”, destinate a trascinare nell’universo Stone Sour molti ascoltatori che provengono da territori diversi, oltre che a movimentare i prossimi live set della formazione. Essendo davanti all’epico finale, possiamo tirare le somme sul concept: dobbiamo ammettere che la trama non è proprio di facile lettura, ma basta l’aiuto di Wikipedia per godersi questo viaggio tra il fantastico e il metafisico, perdendoci tra i simbolismi e le diverse possibili interpretazioni che donano longevità all’intera opera. Senza ombra di dubbio, gli Stone Sour non hanno inventato nulla, ma nei loro confronti viene riconosciuto con ricorrenza un alto livello qualitativo, in questo caso senza correre rischi dal punto di vista sonoro, ma riuscendo a concludere degnamente un progetto ambizioso. Per molti esiste solo il rock sudato e tatuato, ma se apprezzate anche quello in camicia potrete godere di una delle migliori proposte del periodo contemporaneo.