6.5
- Band: STONED JESUS
- Durata: 00:42:58
- Disponibile dal: 03/03/2023
- Etichetta:
- Season Of Mist
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Ormai pienamente addentratisi in un mood nel quale lo stoner/doom di partenza è più una base che non l’ingrediente principale del proprio suono, gli Stoned Jesus tornano con un nuovo disco, il quinto, composto nella surreale condizione che è quella di ricucire la propria quotidianità (quella di tre musicisti, nella fattispecie) vivendo in un paese in guerra.
Non per niente questo album nasce dopo mesi di inattività, con le prime prove fatte dopo mesi dall’inizio delle ostilità, e non possiamo non pensare che qualcosa di questo non finisca in qualche maniera in un album musicale. Il suono dei tre ucraini, dicevamo, non è più prepotentemente incentrato sullo stoner e sui Black Sabbath, ma le radici sono ancora ben chiare; un brano come “Season Of The Witch” ci ricorda qual è la pasta da cui gli Stoned Jesus modellano il proprio suono, del resto: un pezzo lungo e pesante che si prende la libertà di mostrare sfaccettature piuttosto ispirate e mutevoli all’interno della canzone. Tuttavia all’interno dei quasi tre quarti d’ora di musica, si trovano anche delle dichiarazioni di indipendenza belle e buone: la title-track, che apre il brano, si regge su una chitarra acustica che ricorda certamente più gli Afghan Whigs che non gli Electric Wizard, e questa allure alternative rock non si esaurisce, tornando nella già edita “Porcelain”, canzone introspettiva e trasognante che si concede qualche schitarrata non troppo convinta all’interno di un magma intriso di velleità progressive, o, ancora, nella riuscita “Thoughts And Prayers”, col suo mood disilluso. Quando una delle due ‘anime’ non prende il sopravvento, si mescola bene come in “Get What You Deserve”, dove una sorta di psichedelia fa da collante ideale tra lo stoner più drogato, l’alternative rock e il doom metal.
Chi si aspettava un ritorno alle radici insomma potrebbe non trovare quello per cui ha pagato il biglietto e, al netto di qualche momento ‘all’antica’, “Father Light” restituisce una formazione che sembra concentrata prevalentemente ad ampliare il proprio spettro sonoro ancora più (ma con risultati migliori) che con il precedente “Pilgrims”. Non tutto è perfettamente riuscito, e a volte le mire del gruppo sembrano francamente troppo ambiziose (vedasi la citata “Porcelain”, dove la band vorrebbe forse ottenere un risultato più ‘intellettuale’ di quello che effettivamente porta a casa – al netto del fatto che la canzone a noi piace), sforzandosi forse un po’ troppo di sembrare un gruppo diverso da quello che è.
Insomma, gli Stoned Jesus si sono certamente impegnati molto, con “Father Light”, ma il risultato a tratti sembra risentire di qualche ingenuità formale nella scelta della direzione verso cui indirizzare le proprie forze, e dà l’idea di una band intenzionata a rivestire panni di altri. Vedremo col tempo se si tratta di un anello di congiunzione verso qualcosa d’altro ancora, o di un punto d’arrivo in cui trovare davvero loro stessi.