7.5
- Band: STORMLORD
- Durata: 00:46:00
- Disponibile dal: 23/05/2008
- Etichetta:
- Locomotive Music
- Distributore: Frontiers
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Sono passati quattro anni dal precedente “Gorgon Cult” ma si può dire che i romani Stormlord sono tornati in grande stile. Il lungo tempo intercorso dalla pubblicazione dell’ultimo album non è stato speso inutilmente, e quello che ci si presenta è un album curato nei minimi particolari. Il sound non si discosta dalle classiche sonorità a cui gli Stormlord ci hanno abituati, con un misto di sonorità black sinfonico e melodie che strizzano l’occhio all’heavy metal più classico. Le tastiere, elemento cardine del sound dei capitolini, giocano anche in quest’album un ruolo importante, e grazie alla produzione ben bilanciata non nascondono o mettono in secondo piano gli altri strumenti riuscendo ad essere il giusto complemento al sound della band. Cristiano Borchi per l’ennesima volta si rivela uno screamer di prim’ordine passando con disinvoltura da parti gutturali a quelle in scream, fino ad arrivare a parti in cantato pulito interpretando con carisma le nove tracce che compongono il lavoro. L’album si apre con la titletrack e dopo il primo minuto introduttivo si è subito catapultati nel classico sound Made in Stormlord: ottimo riffing dei due chitarristi Gianpaolo Caprino e Pierangelo Giglioni, solida coppia ritmica del rodato duo Folchitto/Bucci e le immancabili tastiere ad arricchire la composizione. In tutta la tracklist sono innumerevoli gli episodi degni di nota: dalla bella melodia sfoggiata in “Neon Karma”, al sound arabeggiante di “Legacy of the Snake” fino all’insolita semi-ballad “The Castaway”, ben interpretata da Cristiano che alterna parti in growl ad altre narrate. Altri segni distintivi della cura che è stata posta alla realizzazione dell’album sono l’inclusione di voci femminili che si incastonano perfettamente nelle parti melodiche e sognanti racchiuse nei quarantacinque minuti di durata dell’album. I nostri non dimenticano le loro origini black metal e propongono anche brani tirati come “Emet” e “Scorn”, in cui è la velocità a farla da padrona anche se dal nostro punto di vista in certi momenti viene un po’ meno la personalità del sound della band. Chiude l’album “Stormlord”, canzone autocelebrativa che racchiude tutti gli elementi distintivi del sound della band e si appresta a diventare uno dei cavalli di battaglia della formazione. A parte qualche canzone meno riuscita, l’ultima fatica degli Stormlord è un lavoro superiore che non può far altro che proiettare la band nostrana tra i migliori act del black melodico. Speriamo che dopo tanti anni di gavetta e duro lavoro la band riesca ad acquisire i consensi che merita anche fuori dal suolo italico: le qualità ci sono tutte!