7.5
- Band: STORMO
- Durata: 28:20
- Disponibile dal: 03/02/2018
- Etichetta:
- Moment Of Collapse
- Shove Records
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Essere paladini di un senso underground tutto italiano non è certo compito da tutti. Così come non lo è nemmeno quel 72h no-stop di presentazione del nuovo lavoro, in giro per tutta Italia, dovunque fosse stato possibile. Nei garage di casa vostra, nelle cantine, coi driver improvvisati, con le pizze avanzate. È forse da molto di ciò che fanno gli Storm {O} che nasce il senso di questo nuovo “Ere”, un album che segue quel piccolo gioiellino inconscio, primordiale, spontaneo che è stato “Sospesi Nel Vuoto Bruceremo In Un Attimo E Il Cerchio Sarà Chiuso” di pochi anni fa. La produzione, a cura Riccardo Pasini e masterizzato a New York da Alan Douches, è sicuramente un passo avanti rispetto al precedente lavoro, anche se cerca di mantenerne la caratteristica quasi lo-fi, per ottenere sicuramente quel senso di verità e genuinità insito nel progetto stesso. Dal punto di vista sonoro non ci sono grossi mutamenti dal precedente album: le canzoni rimangono sassate sui denti, come ci si poteva aspettare da una formazione che ha fatto dei suoi live show una garanzia di sicurezza per botta e potenza. Ci sono momenti nuovi, più epici e magniloquenti, come “Meteora”, “Mantra” e “Attacco”, che aggiungono quel tono di post-hardcore al ben più secco hardcore comunque omnipresente in tutto il lavoro, mischiato a quelle sue partiture math rock più storte e alienanti. “Ere” non è un album per compiacere un nuovo pubblico ma al tempo stesso testimonia quel che di potente e significativo una band come quella di Rento e soci porta avanti, con tutto quello che si vorrebbe sentire da loro. Non semplicemente un progetto che fa dei Converge i propri mentori, ma che prende dal retroterra da cui è comunque intrisa la cultura musicale italiana, non ultimi i dettami di certi Massimo Volume, che rendono il tutto autentico e ancora una volta degno di quel sostegno sempre crescente che i fan degli Storm {O} continuano a dimostrare. Luca Rocco continua a portare avanti il suo stile sempre debitore di Emidio Clementi eppur sempre autentico e personale, genuino e appassionato, senza essere – e mai nemmeno proporsi – come vero e proprio cantante, ma diventando il simbolo delle partiture sghembe, secche, funamboliche dei compagni di percorso. Ancora una volta gli Storm {O} dimostrano il loro sicuro valore artistico, ancora più potente alla luce di un paese che tenta di scalciare sempre di più l’underground verso le province sperdute dalle quali proviene, “stupidamente convinto di essere diverso da questa stupida stanza”.