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- Band: STRAIT-UP
- Durata:
- Disponibile dal: //2001
Prima di cominciare a parlare di quello che probabilmente rimarrà nella storia del crossover come il disco di tributo più importante mai realizzato finora, è doveroso dedicare alcune righe alla memoria di James Lynn Strait, voce e leader carismatico degli Snot, una delle maggiori band di punta della scena alternative americana, scomparso prematuramente all’età di 30 anni vittima di un incidente stradale avvenuto l’11 dicembre del 1998 a Santa Barbara (California) nel quale perse la vita insieme al suo inserparabile boxer Dobbs, l’emblema della band, che molti ricorderanno sulla copertina di Get Some o nel video di Stoopid. A lui è dedicato questo straordinario lavoro, realizzato grazie ad un’eccezionale collaborazione tra i membri degli Snot e i più importanti tra i cantanti esponenti della scena nu metal mondiale. I brani presenti su Strait-Up sono tutti inediti, avrebbero dovuto comporre il secondo disco degli Snot che entrarono in studio per la Geffen nell’autunno del 1998 ma interruppero le registrazioni a causa della morte del loro singer; la cosa che più colpisce fin dal primo ascolto è che ogni singolo pezzo sembra essere stato arrangiato e plasmato in funzione dello stile della band di appartenenza di ciascuno degli ospiti che si sono alternati dietro il microfono: Serj Tankian dei System of a Down apre le danze con “Starlit Eyes”, seguito da Johnatan Davis dei Korn in “Take it Back”, ottima la prestazione di Max Cavalera su “Catch a Spirit” mentre un Brandon Boyd (singer degli Incubus) in massima forma ci regala una magistrale interpretazione con “Divided”.. Poi ancora: Fred Durst, Dez Fafara dei Coal Chamber, Corey Taylor (#8) degli Slipknot e Lajon Witherspoon dei Sevendust. Inoltre, le ultime due tracce sono una vera ghiottoneria per i fans del compianto Lynn Strait, la prima delle due “Absent” é un brano con gli Snot al completo, graffiante e energico nel puro stile della band, registrato negli studi di Ross Robinson nel Marzo del 1998 per la colonna sonora di Strangeland e infine Sadair, una ballad acustica, dove una chitarra blues accompagna le parole di Strait in un lento addio. Il tutto condito dall’inaspettata presenza di sua maestà Ozzy Osbourne con la sua dedica personale per commemorare una delle voci più belle che la scena crossover di tutti i tempi ci abbia mai regalato, un uomo la cui personalità è stata descritta come un incrocio tra il Fonzie di Happy Days, James Dean e Elvis Presley, ma soprattutto un frontman eccezionale con il dono di saper fondere i toni caldi del blues più sporco e del funk, con la potenza e l’aggressività del rock e del metal.