9.0
- Band: STRANA OFFICINA
- Durata: 28:15
- Disponibile dal: 02/01/1984
- Etichetta:
- Minotauro Records
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Il primo EP della Strana Officina, anno 1984, viene ricordato tutt’ora come l’inizio di una delle avventure più seguite ed amate dai rocker del nostro Paese. I quattro brani presenti, manifesti di intensità ed importanza, vanno fortemente tributati per il loro valore e per il merito di aver dato vita ad una vera leggenda del rock duro made in Italy. In piena metà anni Ottanta, la formazione toscana incide un disco di rock cantato interamente in italiano, scelta che, se da un lato penalizza sul fronte internazionale, dall’altro crea un marchio di fabbrica che contraddistingue tutt’ora la band fondata dai fratelli Cappanera. “Viaggio In Inghilterra” apre le danze con un inno al rock, quello venerato dalla Strana Officina e da tutti i suoi fan, Fabio Cappanera alla chitarra macina riff che sostengono la voce calda e blueseggiante del gigante Daniele “Bud” Ancillotti, tutt’ora la colonna portante del gruppo, grazie ad un carisma unico e ad un’ugola che arriva dritta al cuore. L’ascolto prosegue con “Autostrada dei Sogni”, una ballad toccante, maestosa, dalle melodie suggestive. Nella parte centrale il brano pesta sull’acceleratore, sonorità heavy rock in un crescendo di pathos lasciano spazio ad un refrain da pelle d’oca. Dalla tragica scomparsa del chitarrista Marcellino Masi e di Fabio e Roberto Cappanera, Bud dedica a loro “Autostrada Dei Sogni” durante ogni concerto, quasi a ribadire che il loro spirito continua ad essere sul palco. Non da meno “Luna Nera”, epico mid tempo disegnato da linee melodiche struggenti ed assoli di chitarra di una classe degna dei migliori axeman in circolazione. Forte e delicato, dal testo evocativo, questo brano ha scaldato migliaia di fan durante i numerosi concerti. Gran finale dell’EP “Piccolo Uccello Bianco”, la furia dell’heavy metal di stampo britannico esplode su ritmiche serrate e veloci, il cantato in italiano non stona, ma dona alla musica una maggior dose di calore, e ancora una volta a metà canzone la furia della Strana si placa per lasciare spazio ad un momento introspettivo ed etereo, folgorante e maestoso. Quattro perle inestimabili, quattro brani che hanno scolpito le tavole di una scena heavy metal che in Italia ha sempre stentato a decollare. Dopo quasi trent’anni, l’ascolto di “Strana Officina” ci regala le medesime sensazioni.