5.5
- Band: STRATOVARIUS
- Durata: 00:50:40
- Disponibile dal: 27/10/2003
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Se questo sia il canto del cigno per la band strato-finnica è forse presto per dirlo, ma indubbiamente ci troviamo per l’ennesima volta di fronte ad una imbarazzante involuzione a livello di songwriting da parte della band di Timo Tolkki, forse primo artefice di queste ultime debacle. Il giudizio deve essere necessariamente severo sia perchè parliamo di una band che ha dato tantissimo alla scena sia perchè capolavori incontrastati come Episode e Vision si fanno sempre più lontani nel limbo della memoria e lasciano progressivamente spazio a mezzi album per lo più deludenti che mai sono riusciti a colpire nel segno ricalcando in modo sterile e pedissequo quanto “inventato” nel passato. Ad onor del vero l’impressione è che comunque Elements Part 2 sia migliore rispetto al primo capitolo dello stesso grazie ad una parziale e provvidenziale sterzata verso sonorità più classiche al posto delle inutili e prevedibili evoluzioni pseudo progressive del lavoro precedente. L’album si apre con “Alpha & Omega”, un mid tempo tutto sommato piacevole arricchito da un tappeto di tastiere e campionature che ne accentuano l’impatto solenne e quasi profetico. Qui Kotipelto si trova vocalmente un pò meno imprigionato rispetto al solito e anzi dipinge linee vocali morbide e ricche di variazioni su una sezione ritmica pulita e gradevole. “I Walk To My Own Song” è aperta dall’ormai irritante giretto di tastiera alla Jens Johanssen supportata da un riffing scoppiettante ma decisamente poco incisivo. Kotipelto deve cantare su ottave alte, terreno sul quale certo il dotato frontman finnico non incontra problemi, ma che ne risente è la melodia portante sia delle strofe che del ritornello che scadono presto nell’anonimato. Un pò come prendere, una a caso, Paradise e ricamarci sopra fin tanto da trovare solamente un’insignificante scopiazzatura. “I’m Still Alive”, tutta doppia cassa dall’inizio alla fine, piace sicuramente più della precedente se non altro per le linee vocali più vicine al trademark dei primi lavori che non mancano di esaltare l’ugola di Kotipelto e per un’irruenza strumentale più fresca e vitale dove anche i classici duetti di chitarra e tastiera sembrano ritrovare un senso più compiuto. Passiamo poi a “Season Of Faith’s Perfection” che rallenta in tutti i sensi il progredire del disco, sia per il suo approccio mid tempo sia perchè proprio su queste ritmiche mi sembra che gli Stratovarius si ostinino, con scarsa appetibilità e risultati, a cercare qualcosa di buono risultando invece, a mio parere, piuttosto stancanti. “Aweken The Giant” è il classico pezzo di durata superiore ai sei minuti ma stiracchiatao ad arte utlizzando poche idee e ancor meno riff. Unica nota postiva la particolarità delle melodie vocali e degli arrangiamenti a tratti hard rockeggianti. Le sorti non migliorano con “Know The Difference” che da un punto di vista strumentale pesca a mani piene dalla tradizione classica della band senza però trovare quel quid di originalità necessaria per rendere la traccia particolare di attenzione senza procurare quei noiosi deja-vu nei quali incappiamo in prossimità dei cambi di tempo e del solo. Ci avviamo verso la fine del cd ed in sequenza troviamo “Luminous” che invece piace e parecchio proprio per quel tentativo, a mio avviso riuscito, di esplorare terreni fino ad oggi inesplorati per la band: siamo al cospetto infatti di una dolcissima ballad che mette in grande risalto la timbrica di un Kotipelto alle prese con un’interpretazione ricca di passione e toccante. Chiudono la bruttina e insipida “Dreamweaver” e “Liberty” dove invece, tra orchestarzione disneyiane e accompagnamenti di piano, riusciamo tuttavia a trovare qualche spunto apprezzabile. Probabilmente dopo l’inutile e mal riuscito Part 1, questo secondo capitolo evita ai nostri finnici una figuraccia imperdonabile ma segna comunque un capitolo importante per la sopravvivenza della band. A mio avviso se la band, e nella fattispecie Timo Tolkki, continueranno a cercare di snaturare ostinatamente un sound che invece era ben consolidato, credo che per sempre calerà il sipario sulle sorti della band. Se invece i nostri sapranno riprendere le fila di un discorso musicale da loro stessi costruito riuscendo di volta in volta a progredire senza snaturare, allora sicuramente torneremo a parlare di “stratosfericivarius”!