7.5
- Band: STRATOVARIUS
- Durata: 00:54:35
- Disponibile dal: 11/09/2015
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
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Se Tolkki sta mostrando di stare dandosi da fare con una serie di lavori diversi, tra cui citiamo solo recentemente la collaborazione con Allen e Lande, la saga Timo Tolkki’s Avalon e il recente progetto Chaos Magic, neanche gli ex compagni Stratovarius stanno con le mani in mano, e mettono sul mercato ora il proprio quarto lavoro a partire dal chiacchierato split del 2008. Un album, questo “Eternal”, che si posiziona poco sorprendentemente sulla scia di quanto sentito appunto da “Polaris” in poi: i punti in comune con “Elysium” e ancora di più col recente “Nemesis” sono infatti molti, facendo sì che quest’album finisca per somigliare in modo sospetto agli altri due. Non che ciò sia un male, intendiamoci: l’impronta lasciata dalla personalità di Tolkki sugli Stratovarius, infatti, era, ed è tuttora, molto marcata. Ciò crea un’eredità ingombrante, che agli attuali membri della band conviene sicuramente più sfruttare piuttosto che rinnegare. Non avrebbe senso infatti, allo stato attuale, per i sopravvissuti Jens Johansson e Timo Kotipelto cambiare strada… per un motivo molto semplice: volenti o nolenti, gli Stratovarius sono da sempre un punto di riferimento per un intero genere che è nato (si può ben dire) anche grazie a loro. Gli Stratovarius infatti negli anni ’90 hanno saputo proporre un nuovo modo di intendere e soprattutto di produrre il power melodico di Helloween e Gamma Ray, dandogli un suono nuovo, una spinta considerevole e un appeal commerciale all’epoca di sicuro non indifferente. Allontanarsene troppo adesso sarebbe probabilmente un suicidio commerciale che gli Stratovarius non possono permettersi di rischiare, quindi anche stavolta i cinque finlandesi evitano imprevisti colpi di testa nello stile ad esempio dei cugini Sonata Arctica, e preferiscono rimanere solidamente ancorati alla loro costruzione del power, senza rinnegarne alcun elemento ma cercando però di lavorare in maniera diversa a un sound più levigato e ammaestrato, evitando i cosiddetti ‘eccessi alla Tolkki’. Il risultato è appunto “Eternal”, un album tradizionale nei suoi elementi, un album dove la voce acuta, i ritornelli melodici e il classico clavicembalo di Johansson tutti saldamente al proprio posto; ma “Eternal” è anche un album leggermente diverso dai precedenti e soprattutto dalla prima produzione della band negli intenti e nella realizzazione, e presta più attenzione all’arrangiamento che all’impatto, oppure più alla fruibilità che alla produzione. Prendono così vita pezzi molto ‘classici’ come “Few Are Those” (simile a “Paradise”) o “Rise Above It”, ma anche brani un po’ atipici come “In My Line Of Work” e il suo strano ritornello o “Shine In The Dark”, un pelo più sinfonica a livello di arrangiamenti di quanto ci aspettassimo dalla band finnica. Ammettiamolo, gli ultimi quattro album degli Stratovarius non hanno mai avuto il ‘gancio’ che avevano invece “Visions” o “Episode”, non c’è una “Father Time” ad aprire le danze, non c’è la velocità di “Speed Of Light” a far parlare di sé e non c’è l’assoluta memorizzabilità di un ritornello come “Paradise”. Tutti questi estremi sono stati segati, per così dire, e il risultato è che forse appunto neanche “Eternal” avrà questi elementi. Possiamo però dire che quest’album non è nemmeno minimamente paragonabile allo scivolone che nel 2005 la band effettuò con l’album omonimo, così com’è decisamente superiore agli ultimi discutibili lavori di Tolkki come il criticato “Chaos Magic”. Gli Stratovarius versione 2015 sfornano album ‘di qualità’, rimanendo nel genere che loro stessi hanno contribuito a forgiare, e si limitano a dimostrare che classe e mestiere sono ancora presenti, e che non sempre serve esagerare per dimostrare qualcosa. Questo Tolkki invece non l’ha capito proprio, e i suoi risultati sempre altalenanti sono il perfetto specchio di una mente che non si è mai veramente messa in pace. Agli ascoltatori l’ardua scelta su quale approccio preferire… noi, in questo 2015, sicuramente ci teniamo gli Strato.