7.5
- Band: STRATOVARIUS
- Durata: 00:57:43
- Disponibile dal: 22/02/2013
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
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Gli Stratovarius sono ora una band fortemente diversa da quella del passato, diversa cioè da quella grande combinazione di cinque musicisti che ci regalò perle come “Episode” e “Visions”. Impossibile dunque aspettarsi un ritorno completo a quelle sonorità ora, per via delle molte cose che sono cambiate: ovviamente ci riferiamo alla line-up, ai litigi, ai problemi di salute e agli abbandoni vari che hanno funestato la vita del gruppo negli ultimi quindici anni. Nonostante questo, però, lo scorso album “Elysium” ci aveva dimostrato che una strada per gli Stratovarius poteva ancora esserci, e che essa non era quella di ripercorrere mestamente il lugubre acciottolato rimasuglio di un sentiero un tempo grande, ma piuttosto quella di raccogliersi attorno a ciò che si ha al momento provando a rifare un punto della situazione. Già col già citato disco del 2010 si poteva dire che gli Stratovarius avessero trovato un certo equilibrio, grazie ad un album piacevole, con picchi interessanti e pochi filler, ma il vero riscatto arriva adesso nel 2013 con questo “Nemesis”, uscita che pensiamo ne rilancerà il nome anche presso i fan più scorati. Più aggressivo e veloce rispetto a “Elysium”, “Nemesis” espande il polmone rappresentato dalla vena compositiva del chitarrista Kupianen, immettendo aria fresca e donando questa stessa freschezza alle composizioni, le quali risultano infatti piacevoli e attuali. Si sistema la prestazione complessiva di Kotipelto, non più stritolato in vani tentativi di richiamo dei fasti del passato: le melodie presenti su “Nemesis” sono meno alte, meno ‘strizzate’ respetto alle ultime produzioni, puntando ora più su orecchiabilità e varietà, con buoni risultati. Anche l’ultima incognita, quella che riguardava la presenza del nuovo Rolf Pilve (Status Minor, Dreamtale) al posto dell’uscente Jorg Michael, viene risolta senza danni: il nuovo drummer si mostra a noi con uno stile complessivamente più variegato e versatile, un po’ lontano effettivamente da quello del ‘martello’ Michael (ci chiediamo come verrà “Will The Sun Rise” dal vivo…) ma in ultima battuta adatto al rinnovamento che gli Stratovarius stanno cercando di imprimere alle loro canzoni, soprattutto sotto l’aspetto melodico. Si percepisce che i cardini attorno a quali ruota “Nemesis” non sono quindi più tanto quelli delle canzoni veloci alla “Father Time” (anche se l’opener “Abandon” lavora fortemente su quel versante…) quanto un insieme di colori diversi, dipinti ora da qualche linea vocale particolarmente memorizzabile, ora da un Jens Johansson più eclettico soprattutto in termini di scelte sonore. Sono le varie “Halcyon Days”, con le sue sfumature elettroniche inaspettate oppure le supermelodiche “Castles In The Sky” e “Dragons” a prendersi la palma di pezzi più rappresentativi di questo tentativo di rinnovamento degli Stratovarius, lasciando alle varie “Fantasy”, “Stand My Ground” e “Unbreakable” il compito di rappresentare invece un (degno) ponte con il passato. “Nemesis” riesce a stabilizzare la nave Stratovarius su acque più tranquille, nelle quali cercare di esprimere la propria arte e le capacità compositive dei singoli (a parte Pilve, tutti hanno lavorato tutti alle composizioni, firmando almeno un pezzo) senza rimanere imbrigliati nelle pastoie di ciò che è stato e non sarà più. Gli Stratovarius sono ora la band che sentite su “Nemesis”, apprezzarli o meno starà a ciascuno di noi, ma siamo sicuri che questa versione rappresenti almeno un’immagine onesta e ‘libera’ di ciò che la band è in grado di fare. Un applauso, dunque.