8.0
- Band: STRATOVARIUS
- Durata: 00:57:59
- Disponibile dal: 23/09/2022
- Etichetta:
- earMusic
Spotify:
Apple Music:
Come già detto in precedenza, ci sono voluti ben sette anni e svariati avvenimenti decisamente poco gradevoli a livello globale, ma finalmente quella che è una delle power metal band europee più seminali della storia è tornata a dire la propria all’interno di un mercato ogni giorno più saturo di formazioni, ma non di proposte dalla qualità indiscutibile. L’attesa e la posta in gioco appaiono piuttosto alte sin dal momento dell’annuncio, e non a caso abbiamo dedicato un track-by-track all’ultimo arrivato in casa Stratovarius.
Avendone descritto i singoli brani in quell’occasione non ci ripeteremo in queste righe, scegliendo piuttosto di tirare effettivamente le somme su un album che – possiamo dirlo – temevamo si catalogasse come un vero e proprio flop, o comunque un banale ‘more of the same‘ senza particolari guizzi ad elevarne la qualità effettiva. Ebbene, possiamo dire che non potevamo essere più lontani dalla realtà coi nostri timori, in quanto siamo in presenza di un prodotto che non solo ci ha stupito, mettendo in chiaro quanto Timo Kotipelto e soci siano ancora in grado di sorprendere, ma che ha anche confermato quanto il power metal abbia ancora da dire nel 2022 sotto pressoché ogni punto di vista.
“Survive” è un disco intelligente, impegnato, ispirato e per niente dedito a riproporre stilemi ridondanti, ma che anzi attinge a diverse fonti di ispirazione compositiva divenute popolari all’interno del metal in tempi recenti: la stessa titletrack, coi suoi chitarroni ribassati e il suo sound terremotante e moderno, si discosta da quelle soluzioni prevedibili dal forte gusto di anni ’90. Non dimentichiamoci però che una grande fetta della fanbase ama quel genere di inserti musicali, e infatti la band decide con spontaneità di far felici tutti grazie a piacevolissimi salti nel passato come “Glory Days”, il cui titolo la dice lunga sulle intenzioni, insieme all’immancabile doppia cassa a rotta di collo che ne sorregge la struttura portante.
In generale l’album non si adagia mai su una o più caratteristiche da riproporre per tutta a durata, permettendoci di affermare che ogni brano può davvero vantare una propria identità, così come delle personali scelte stilistiche: c’è posto per un rimando catchy agli anni ’80 grazie a “Firefly” – tanto criticata da alcuni, ma a nostro modo di vedere davvero gradevole nelle sue deviazioni di carattere AOR – così come per una sorta di epica disperazione in compagnia di “World On Fire”, senza ignorare un buon midtempo come “Frozen In Time” e la conclusiva suite “Voice Of Thunder”.
A prescindere dalle vostre preferenze, se in generale apprezzate o avete apprezzato a suo tempo il power metal, in questo prodotto troverete qualcosa che farà per voi, e soprattutto avrete modo di riflettere anche sulle diverse pieghe che stanno affliggendo il mondo, senza però dimenticarvi di divertimento, grinta e passione ad ardere come il fuoco della speranza che resta presente in ogni fase dell’album, nonostante la malinconia generale a permearne la musicalità.
Per quel che ci riguarda, il nostro è un sonoro applauso ad una band da cui si può ancora imparare, e che sicuramente sa ancora confezionare del grande power metal di matrice colta e impegnata, prova che anche nel suddetto genere non c’è posto solo per il mero intrattenimento di tipologia basilare ed intuitiva, ma anche per qualcosa di più profondo e stimolante sul versante intellettuale, seppur a suon di headbanging e ugole in fiamme.