5.0
- Band: STREAM OF PASSION
- Durata: 00:53:50
- Disponibile dal: 24/10/2005
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
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Che palle! Non avremmo mai creduto di dover affermare tale espressione, ma davvero non ci si può esimere dal dirlo, dopo essere arrivati alla fine di quest’oretta scarsa di musica, offertaci ‘gentilmente’ da mister Arjen Lucassen, il fautore di quel grandioso progetto chiamato Ayreon, e qui anche mastermind di questi Stream Of Passion. Non è cattiveria, ma davvero è snervante ascoltare come una stupenda voce come quella di Marcela Bovio (già vista all’opera nell’ultimo, stupendo, “The Human Equation” degli Ayreon) venga sprecata in song prive di ogni attrattiva, specialmente per quanto riguarda gli arrangiamenti. Sembra davvero che Arjen abbia ‘buttato giù’ quattro riff in croce, una qualche trovata ritmica carina, alcuni ammiccamenti alla musica che va per la maggiore oggi, così, giusto per racimolare quattro soldi. Ed il fatto che la prestigiosa major BMG abbia deciso di assumere la band la dice lunga. Ascoltate l’opener “Spellbound”. E’ una canzone? Dov’è la struttura? Sono praticamente solo vocalizzi. E per giunta la voce di Mariela è davvero molto molto simile a quella di Anneke dei The Gathering, senz’altro un onore per Mariela, ma una sensazione fastidiosa per chi, come il sottoscritto, ama profondamente l’operato della brava Anneke con la sua band. Più strutturata è “Passion”, dove forse la produzione non eccellente affossa leggermente gli arrangiamenti strumentali. Finalmente risolleviamo la testa con “Deceiver”, pezzo scelto dalla stessa band per introdurre il progetto qualche mese fa sul sito ufficiale. La song possiede un ritornello davvero molto buono, ben memorizzabile, ma sul totale sono davvero pochi i pezzi realmente validi da questo punto di vista. Sembra che Arjen, oltre ad una certa dose di approssimazione, abbia perso il filo del discorso, andandosi ad ‘impegolare’ in soluzioni a lui poco consone, e difficili da domare. Alcuni inserti sono davvero azzardati, fuori luogo, e si nota come lo stesso Arjen abbia notevoli difficoltà nel convogliare l’energia nel punto giusto. “Haunted” ne è un esempio lampante. Non bastano davvero poche song, come “Open Your Eyes”, la bella “Nostalgia” (cantata in spagnolo) e la conclusiva “Calliopeia” a sollevare le sorti di un album, che verrà sistematicamente e prevedibilmente sopravvalutato dai più. Ma, a parte i nomi coinvolti, dobbiamo chiederci: mi è piaciuto DAVVERO? E lì si scoprono gli altarini. Arjen, questa volta ti è andata male. Meglio decisamente continuare con gli Ayreon, anche se con loro non sei finito su BMG. La qualità paga? Speriamo che prima o poi i nodi vengano al pettine, in un senso o nell’altro. Per concludere, un album forse consigliato ai più ‘pazienti’. Gli altri possono passare tranquillamente la mano.