7.5
- Band: STRIGOI
- Durata: 00:46:32
- Disponibile dal: 30/09/2022
- Etichetta:
- Season Of Mist
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‘Contaminazione’ è fra i primi termini che mentalmente associamo all’ascolto del repertorio ‘solista’ di Greg Mackintosh, che qui ritroviamo con il secondo lavoro dei suoi Strigoi. Dopo aver archiviato l’esperienza a nome Vallenfyre, il leader dei Paradise Lost insiste su questo progetto nato per soddisfare il suo continuo appetito per il metal estremo.
Se il debut “Abandon All Faith” aveva ribadito la tendenza di Mackintosh a mescolare le carte, con una tracklist che puntava in più direzioni, mescolando e alternando elementi death, doom, grind e black metal, il nuovo “Viscera” prova a raccogliere questa eredità e a contornarla di suggestioni ancora più fosche e tragiche. Ad un primo fugace ascolto, l’opera colpisce per ritmo e capacità di indurre curiosità nell’ascoltatore. In effetti, una band che si dimostra tanto versatile, pur restando saldamente sotto una cappa dolente e tormentata, non può destare indifferenza. Con il passare delle fruizioni, si nota quindi come il chitarrista/cantante inglese questa volta abbia calcato maggiormente la mano sul lato più riflessivo della proposta, dando più risalto a delle cadenze che sembrano recitare un loop livido, un incedere lugubre e avvolgente da cui emergono con più forza che mai le tentazioni atmosferiche.
Se in passato – su “Abandon All Faith”, ma anche sugli ultimi due album dei Vallenfyre – il sound coniato da Mackintosh era stato sottoposto ad un processo di sintesi e involgarimento riscontrabile in primis in un minutaggio complessivo più contenuto e in un’urgenza ritmica spesso assai spiccata, buona parte del nuovo materiale appare più in equilibrio tra forza e giudizio. Le scariche e gli episodi di marca grindcore/death-grind ci sono ancora, ma questi voli tra gli ingranaggi metallici di una sezione ritmica mozzafiato, in quest’occasione risultano poco più di un contorno in una tracklist dal respiro magniloquente, i cui suoni rimandano a precise suggestioni di un death-doom velato di black metal e, saltuariamente, di qualche punteggiatura industrial.
“Viscera” possiede un carattere ‘visivo’ che spesso lo rende un disco di suono e di sguardi, che tende a non seguire formule condensate e appiattite, affidandosi invece a un modello narrativo che annuncia paesaggi industriali rigorosi, scalcinati, vessati da un vento gelido. Come per il debut, in un lotto di composizioni piuttosto variegato, certi episodi risultano più riusciti e incisivi di altri, ma anche questa volta si può dire che Mackintosh e i suoi compagni siano riusciti a dimostrare abbondantemente di avere doti compositive e interpretative di alto livello, confezionando un lavoro dal notevole spessore emotivo, che ha nella sagace alternanza tra impatto e grandeur una delle sue principali e più felici caratteristiche.