STRYCHNOS – A Mother’s Curse

Pubblicato il 04/11/2022 da
voto
7.5
  • Band: STRYCHNOS
  • Durata: 00:42:53
  • Disponibile dal: 04/11/2022
  • Etichetta:
  • Dark Descent

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La tragedia è il colore nero che delimita i contorni del dolore di una madre che perde il proprio figlio. Disegnata dall’artista Daniel Corcuera, questa immagine straziante e monocromatica, alla quale non si può rimanere indifferenti, è il volto dell’album di debutto degli Strychnos. La band danese, nonostante sia in attività da ben quindici anni, ha pubblicato soltanto due demo ed un EP, ma ora è giunto il momento di mostrare i propri muscoli con il primo full-length edito dalla Dark Descent Records. Il trio deathster dimostra di avere una certa dimestichezza in ambito di musica estrema: il bassista e vocalist Martin Leth Anderson è membro anche degli Undergang, mentre Nis Rode Larsen e Andreas Lynge, rispettivamente alla batteria ed al basso, hanno fatto, e fanno parte, di diversi progetti musicali paralleli.
“A Mother’s Curse è il titolo appropriato di un disco che riflette nei suoni la rabbia prorompente di chi ha subito un castigo smisurato ma soprattutto irreversibile. É dunque il rumore di una maledizione furente quello che gli Strychnos emettono dai loro strumenti capaci di rigurgitare un vigoroso death metal intinto nella pece black dell’angoscia. La musica dei Nostri è decisamente di stampo moderno, ogni brano possiede un discreto impatto emozionale dovuto ad un suono corposo ed avvolgente in grado di catturare l’ascoltatore. C’è sempre una vena melodica ad illuminare il colosso Strychnos, che, come una malattia inarrestabile, annerisce ed uccide tutto ciò che viene a contatto con esso. Gli otto brani si reggono su una struttura compositiva molto varia e ben studiata per evitare cali di attenzione. Il terzetto di Copenaghen rivisita il death metal classico iniettando al suo interno un elisir di magnificenza che distrugge le impurità del genere a favore di un suono più pulito, più heavy in alcuni casi. La ritmica è l’elemento più articolato di “A Mother’s Curse”: la prova di Larsen dietro le pelli è notevole soprattutto nel dosare con disinvoltura le proprie abilità stilistiche. La voce di Anderson, così potente, graffiante ed emotiva, ricorda quella dei blackster Gaerea, i quali, in alcuni frangenti, sembrano riapparire in sembianze death. Ogni singolo brano cresce ascolto dopo ascolto mettendo in mostra la propria bellezza come fosse un cristallo prezioso illuminato da diverse angolazioni. Il ritmo travolgente di “Blessed be the Bastard Reign” collima con gli arrangiamenti densi e bellicosi di chitarra che rapiscono l’udito. Una miscela accattivante che funziona anche nelle tracce successive, vestite con un mantello di epicità. L’assolo a sei corde di “A Mother’s Curse” ed i cori rituali del finale spalancano le porte alla violenta guerriglia sonora di “Horror Sacred Torture Divine”, sicuramente uno dei pezzi più devastanti dell’album. Le chitarre trascinanti di “Regiments of the Betrayed” rallentano leggermente l’avanzata di questa macchina da guerra che riprende la sua corsa nei minuti finali, spinta da urla di terrore e disperazione. Questo clima bellicoso, accentuato da voci fuori campo ed un fitto tappeto sonoro, ci riporta alle guerre combattute dagli ucraini 1914, nonostante l’artiglieria dei Nostri sia meno pesante. “The Doppelganger Stare” mette definitivamente fine a questa maledizione sfrontata ed aggressiva che però nulla può fare al cospetto della morte: la sola vincitrice di qualsiasi conflitto combattuto sul campo di battaglia o fra i tormenti del proprio io.
Gli Strychnos hanno raccontato magistralmente questa collisione perpetua fra la rabbia umana e l’infrangibile destino, sintetizzato in un death metal fresco ed esaltante.

TRACKLIST

  1. Traumer
  2. Blessed be the Bastard Reign
  3. A Mother’s Curse
  4. Horror Sacred Torture Divine
  5. Regiments of the Betrayed
  6. Manus Nigra
  7. Blind Eye Epiphany
  8. The Doppelganger Stare
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