7.5
- Band: SUBLIME CADAVERIC DECOMPOSITION
- Durata: 00:40:27
- Disponibile dal: 18/04/2025
- Etichetta:
- Selfmadegod Records
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A ormai trent’anni dalla loro fondazione, i Sublime Cadaveric Decomposition tornano con quello che, a conti fatti, è il loro lavoro più ambizioso e strutturato: “The Macabre Voodoo Messiah of Masochism and Fetishism”. Un titolo chilometrico che è tutto un programma, ma che svela un’evoluzione sonora ormai compiuta, frutto di un percorso lungo, coerente e senza compromessi.
Dagli albori goregrind, in odore di primi Carcass e Dead Infection, il gruppo ha progressivamente raffinato il proprio arsenale stilistico, approdando a un death-grind piuttosto tecnico, spigoloso, dove una indubbia foga resta centrale, venendo però incanalata in composizioni mediamente articolate, con strutture che non temono di osare.
A un’attitudine feroce e sguaiata – con il gorgogliante doppio attacco vocale che resta il principale punto di contatto con l’operato degli inizi – è stata quindi affiancata una certa lucidità in sede di composizione, per un sound che ora può dare vita anche ad episodi come “My Spintria to the Psychopomps” – nel quale gli echi black metal sono evidenti – o “The Mutineers of the Phlegethon (The Suttees in the Harems of Beelzebub)” e “Son of the Beast (Baphomet’s Tomahawk)”, dove riff ispirati ai Morbid Angel più contorti e labirintici paiono quasi spuntare dal nulla.
I Sublime Cadaveric Decomposition sembrano ormai una band che conosce perfettamente le dinamiche dell’estremo, e che non ha paura di lambire territori più oscuri e meno canonici. A ben vedere, il gruppo parigino ha sempre avuto contatti con una certa frangia maligna e militante, avendo in passato condiviso musicisti con realtà come Antaeus o Arkhon Infaustus, quindi certe derive particolarmente oscure forse non dovrebbero stupire.
La componente gore, un tempo pervasiva e centrale, sopravvive quindi quasi esclusivamente nei testi e nei titoli, i quali continuano a flirtare con l’immaginario più osceno e disturbante, ma la musica si muove ormai su binari più maturi. L’aggressività resta una costante, ma si fa meno cieca, più ragionata, come se l’impulso distruttivo originario avesse lasciato spazio a una consapevolezza più stratificata.
Siamo dunque al cospetto di un album death-grind che nei suoi momenti più dinamici potrebbe essere accostato ai primi Aborted, mentre tanti altri episodi colpiscono con una verve e con soluzioni che non sono poi così lontane da ambienti death-black.
In tutto ciò, non mancano frangenti in cui la band sembra oscillare tra la volontà di rinnovarsi e il rischio di adagiarsi su formule già collaudate. Alcuni passaggi si compattano su se stessi, lasciando affiorare una certa ripetitività che, tuttavia, pare quasi intenzionale: una reiterazione rituale, claustrofobica, più che una mancanza di ispirazione. In questo senso, “The Macabre Voodoo Messiah of Masochism and Fetishism” appare come un’opera che lavora per accumulo, più che per sintesi: una stratificazione continua di dettagli, suggestioni e derive, che finisce per creare un impasto sonoro volutamente opprimente.
Non un punto di svolta, dunque, ma piuttosto una tappa significativa all’interno di un’evoluzione costante. I Sublime Cadaveric Decomposition si mostrano ancora capaci di scavare nel proprio suono e nelle sue possibilità espressive, scegliendo di farlo con rigore, senza concessioni. Il risultato è un disco dal suono severo, che sedimenta, lasciando dietro di sé un senso di ostilità difficile da dissipare.