7.0
- Band: SUFFOCATION
- Durata: 00:41:08
- Disponibile dal: 03/07/2009
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Inutile negare che “Blood Oath” dei Suffocation era un lavoro molto atteso dai fan, curiosi di verificare se il passaggio alla Nuclear Blast sarebbe stato foriero di novità per i cinque newyorkesi. In effetti, ascoltando bene il lavoro, si può ben dire che qualche cambiamento rispetto al classico sound della band c’è stato, pur rimanendo tranquillamente all’interno della continuità alla quale i ragazzi ci hanno da sempre abituati. Innanzitutto “Blood Oath” in alcuni frangenti risulta molto più groovy dei suoi predecessori; la produzione, ad opera del fido Joe Cincotta, segue questa sorta di nuovo corso, evidenziando le vocals di Frank Mullen ed il portentoso basso di Derek Boyer, mai così in primo piano come ora. Per finire, il lavoro di batteria di Mike Smith, preciso e potente come sempre, è però fin troppo lineare rispetto al passato. Quindi il lavoro si dipana su delle coordinate parzialmente differenti dal solito, il che ha i suoi lati positivi ma anche quelli negativi. Ad esempio “Dismal Dream”, destinata comunque a diventare un cavallo di battaglia dei ragazzi, è uno dei brani più catchy dell’intera carriera dei Suffocation, tant’è che dopo un paio di ascolti scarsi ci si ritrova a canticchiarne il refrain! Molto bene invece la title track e “Cataclysmic Purification”: la prima, piazzata proprio in apertura, è una traccia pesantissima e piuttosto lenta, con delle armonizzazioni di chitarra splendide poste a metà brano. La seconda è anch’essa una canzone decisamente lenta, ma con un break centrale che non fa prigionieri. Frank Mullen dietro al microfono non sfodererà più delle performance pazzesche come nel lontano passato, ma la sua voce rimane una delle più riconoscibili ed apprezzabili dell’intera scena. E’ poi doveroso porre l’accento sul lavoro delle chitarre, sempre piuttosto complesso (a volte fin troppo): le dissonanze ed i riff arzigogolati sono sempre di buon gusto e contribuiscono alla buona riuscita del lavoro; allo stesso tempo però la velocità di esecuzione è decisamente calata, quindi ad un primo ascolto parrebbe che il lavoro della coppia Hobbs/Marchais sia meno tecnico ed accurato che non in passato. In realtà il tasso di difficoltà rimane altissimo ed il fatto che per ogni brano si contino un’infinità di riff diversi depone a favore di una longevità che difficilmente lavori di questo tipo hanno. Nei tempi stretti imposti da una recensione ci limitiamo a dire che i Suffocation per “Blood Oath” hanno scelto un approccio forse più comodo e “alla moda” rispetto a quanto fatto in precedenza e forse hanno voluto rendere il lavoro troppo groovy ed appetibile (per i loro canoni ovviamente), ma la qualità all’interno delle dieci tracce di certo non manca e di solito in casi come questo il tempo è galantuomo ed in futuro restituirà alla band ciò che magari oggi non riuscirà a raccogliere.