7.5
- Band: SUFFOCATION
- Durata: 00:35:17
- Disponibile dal: 09/06/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Tra i tanti gruppi appartenenti alla gloriosa scena death metal dei Nineties, i Suffocation si confermano quelli più attenti agli sviluppi dei nuovi trend, di ciò che oggigiorno va per la maggiore negli stereo (o forse sarebbe più corretto parlare di playlist Spotify) dei giovani ascoltatori. Messa così, una simile affermazione potrebbe suonare come una bestemmia, uno smacco sul curriculum di chi, praticamente dal nulla, ha dato il via al cosiddetto filone ‘brutal’ e segnato per sempre la storia della musica estrema, ma perchè fermarsi alla superficie? Perchè limitarsi a bollare gli sforzi della formazione newyorkese come un mero tentativo di risultare accattivante e guadagnare qualche fan under 18? Dal canto nostro, non ne comprendiamo l’utilità, anche perchè se si guarda alla sostanza questo “…of the Dark Light” è probabilmente il disco migliore scaturito dalla penna di Terrance Hobbs nell’ultima decina di anni, presentando sia tutti i tipici trademark del quintetto che una serie di nuovi spunti mai così ben approfonditi e levigati. D’altronde, andando spesso in tour con giovani virgulti del movimento death-core/techno-death a stelle e strisce, non è poi così inusuale o scioccante finire per esserne influenzati a livello di songwriting, e i Nostri ne danno continuamente prova senza mai sacrificare un’oncia della loro proverbiale personalità, confezionando una tracklist fresca e dinamica oltre ogni più rosea aspettativa. Si pensi all’opener “Clarity Through Deprivation”, ad esempio, in cui riff e ritmiche arzigogolati – come sempre scanditi dal growling intelligibile di Frank Mullen – spianano la strada ad un refrain estremamente catchy e ad una serie di breakdown pesanti quanto macigni, in grado di polverizzare tre quarti degli epigoni di Whitechapel e Suicide Silence in circolazione; all’aggressione tout court di “The Violation” o alla commistione di pesantezza e armonizzazioni melodiche di “Some Things Should Be Left Alone”, insolitamente ariosa per gli standard della band e vicina al catalogo più affilato di un’etichetta come la Unique Leader… un mix di vecchia e nuova scuola che convince e irretisce molto più di quelli contenuti in “Blood Oath” e “Pinnacle of Bedlam”, forte di una produzione al passo coi tempi che ne amplifica ulteriormente il livello di ferocia e presa sul pubblico. Un ritorno incisivo come non accadeva dai tempi dell’omonimo lavoro del 2006, quindi, che si affianca alle recenti prove firmate Immolation e Obituary per certificare il ritrovato stato di salute della scena US death metal di primi anni ’90. Perfetto per la stagione estiva ormai alle porte.