7.0
- Band: SUICIDE SILENCE
- Durata: 00:39:52
- Disponibile dal: 14/02/2020
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Premessa obbligatoria: i Suicide Silence non sono più quelli di “The Cleansing”, dopo otto anni dalla morte di Lucker dobbiamo farcene tutti una ragione e dobbiamo concedere al gruppo il diritto di continuare. Dopo il grande passo falso del ‘self titled’ del 2017 – per chi scrive attribuibile alla sudditanza psicologica verso un produttore che ha perso da tempo il tocco di Mida – i californiani provano oggi a redimersi e a riappacificarsi con la propria audience. La strumentale “Meltdown” fa da antipasto perfetto, seguito dalle restanti “Love Me To Death”, “Feel Alive” e “Two Steps” – quattro anticipazioni ma anche effettivamente le prime quattro tracce del disco – che hanno sgombrato il tavolo da ogni tipo di dubbio: “Become The Hunter” è un album strettamente deathcore, un disperato salto ai tempi di “No Time To Bleed” che si rimangia le spavalde dichiarazioni ‘anti-deathcore’ dei giorni in cui “Doris” era zimbello dell’intera scena. Una cosa su cui non si può discutere è la padronanza e l’autorevolezza con cui i SS si esprimono giocando in casa: “In Hiding” e “Disaster Valley” eguagliano i primi estratti e daranno piacere agli amanti del ‘chug’ e del ‘bounce’, mentre “Skin Tight”, “The Scythe” e “Serene Obscene” concedono qualche minima variazione dinamica ed artistica. La buona prova di Hermida non convertirà i nostalgici, ma sembra che l’erba faccia bene ad Heylumn, i cui assoli sono davvero gustosi, e la compagnia di Tetiana dei Jinjer sia un toccasana Chris Garza, vero e proprio MVP su queste tracce. Coi vividi ricordi di un album e di un ciclo di tour disastroso quanto siamo disposti a credere in un disco in cui vengono cancellate tutte le influenze nu-metal, anche quelle ben espresse in “The Black Crown”? I Suicide Silence credono in quello che stanno facendo o vogliono solo continuare ad avere una carriera? La risposta a queste domande influenzerà senza dubbio la percezione di questo disco. Se si lascia parlare la musica, senza troppi rancori o seghe mentali, scuse accettate.