6.5
- Band: SUICIDE SILENCE
- Durata: 00:37:45
- Disponibile dal: 03/07/2009
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Dopo due anni di “silenzio” (la band non ha rilasciato nulla, ma è stata costantemente in tour sui palchi americani, europei e australiani), tornano in pista i Suicide Silence con “No Time To Bleed”, secondo full-length della loro carriera, successore del controverso “The Cleansing”. La ricetta a cui eravamo abituati non ha subito particolari modifiche, ma appare abbastanza evidente una maggior maturità compositiva, affiancata da un’evoluzione sonora riguardante la produzione – maggiormente pulita rispetto a quella del debut – che sin dalle fruizioni iniziali portano il quintetto californiano a risultare un po’ più fluido e digeribile del solito. Tutto sommato, si parla sempre di pezzi crudi e ignoranti (anche se non sempre nel senso buono del termine), ma i Suicide Silence di “No Time To Bleed” sembra che abbiano voluto condurre la loro musica su coordinate più catchy, affinando le strutture delle tracce e indirizzandosi su formule che, tolta la patina death metal data delle linee vocali, dai blast-beat e dalla pesantezza delle chitarre, non si rivelano poi così lontane da quelle degli Slipknot di “Iowa” o dei Pantera più cupi e quadrati. La band poi continua ovviamente a insistere parecchio sui suoi ormai famosi breakdown e su quelle parti pesantissime e ripetitive che hanno fatto capolino nei suoi pezzi sin dagli esordi. Questi elementi, ancora una volta, verranno visti come autentica manna dal cielo dai fan più oltranzisti dei nostri, mentre per tanti altri rappresenteranno il primo motivo per utilizzare il disco come sottobicchiere. Effettivamente, non si può certo dire che i Suicide Silence da questo punto di vista siano maturati completamente: l’album è senz’altro meno monotono di “The Cleansing”, tuttavia alcune tracce continuano a risultare un’accozzaglia di riffoni senza capo nè coda… dei segmenti o delle bozze, più che dei brani veri e propri. In ogni caso, pare che l’esperienza maturata in tour abbia giovato al gruppo, che in alcuni episodi di “No Time To Bleed” è realmente riuscito a tirare fuori un buon songwriting accanto a quella furia e a quella determinazione che ne hanno fatto rapidamente un pilastro della nuova scena metal americana.