7.0
- Band: SUICIDE SILENCE
- Durata: 00:48:12
- Disponibile dal: 10/03/2023
- Etichetta:
- Century Media Records
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Dopo la perdita di Mitch Lucker c’è voluto davvero tanto tempo, compreso il disastroso self-titled, perché i Suicide Silence tornassero davvero loro stessi. Ci sentiamo di dire che accade solo oggi, probabilmente, col settimo album in studio edito da Century Media. Dopo un “You Can’t Stop Me” che non ha retto la prova del tempo, un esperimento mal riuscito e la riappacificazione con il proprio pubblico di “Become The Hunter”, arriva un altro disco strettamente deathcore, un attacco ferino a testa bassa studiato e partorito con consapevolezza per essere il più violento possibile.
Le dodici tracce del disco sono ricche di groove, blast beat e breakdown vecchio stile: “Kill Forever” è incessantemente brutale, “God Be Damned” oltre alla velocità stratosferica sa invocare note sulfuree, “Alter Of Self” se la gioca bene in territori più lenti del solito. Se le tracce introduttive giocano un po’ troppo sul sicuro (difetto che rischia di compromettere il risultato per gli ascoltatori più frettolosi) “Fucked for Life” riesce a catturare l’attenzione con un inedito e riuscito piglio hardcore. “Endless Dark” potrebbe essere la traccia più esemplificativa del disco: fluida, concisa, brutale e soddisfacente nella più classica formula dei SS. Più avanti “Be Deceived” andrà ad incorporare un certo gusto djent, così come il fantasioso finale di “Full Void” include influenze black. Si tratta in ogni caso di venature, in quanto come abbiamo già esplicitato si ricerca fortemente una conservativa formula deathcore in tutti i singoli brani, con una performance sicuramente a fuoco di tutti gli elementi del gruppo (compreso il nuovo entrato Ernie Iniguez alla batteria) immortalata dal talentuoso Taylor Young (Nails, Terror, Xibalba) nel suo studio personale.
Se il passato ingombrante di “The Cleansing” e lo scivolone mondiale del 2017 obbligano tutt’oggi la formazione a restare strettamente nel genere, con ancora una punta di quel desiderio di rivalsa sul quale è interamente costruito il disco precedente, non possiamo di certo condannare i Suicide Silence per voler percorrere la strada di un genere che loro stessi hanno reso celebre. Il problema è che oggi la concorrenza è super agguerrita, purtroppo per loro non solo band come i Whitechapel hanno dimostrato di sapersi evolvere in maniera organica e credibile, ci sono anche formazioni di nuova generazione (Brand Of Sacrifice, Darko e gli onnipresenti Lorna Shore) ad imporsi come una vera e propria ‘terza generazione’, tanto bestiale, preparata e diversificata da poter sterminare l’era MySpace nata nei primi 2000. Paragonato a tutte queste uscite “Remember… You Must Die”, per quanto ben riuscito e fedele allo spirito del gruppo, suona meno avventuroso, prudente e, per certi versi, anche abbastanza datato.
