7.0
- Band: SUICIDE SILENCE
- Durata: 00.47.25
- Disponibile dal: 12/07/2011
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Pilastri del deathcore e della scena americana in generale, i Suicide Silence vivono nella contraddizione di essere una band giovane e popolare e, allo stesso tempo, estrema e ambiziosa. “The Cleansing” ha puntato i riflettori sul gruppo, “No Time To Bleed” ne ha confermato le potenzialità ma non è riuscito a dimostrare un’effettiva maturità artistica. Per smuovere le acque nel capitolo targato 2011 la formazione guidata da Mitch Lurker prova due strade parallele, rimanendo ancorata al caratteristico stile moderno, ultraheavy e ossessionato da breakdown apocalittici: la prima è rappresentata dall’introduzione di vocals tormentate/sussurrate che spezzano lo screaming brutale, affiancate da un riffing che si avvicina al metalcore. La seconda è l’introduzione di ospiti veri e propri, che provengono dalle influenze primarie della formazione: Frank Mullen dei Suffocation battezza le giovani leve su “Smashed” regalando un dialogo brutale; “Witness The Addiction” con Jonatan Davis regala invece un vero e proprio ritornello melodico andando a celebrare le osannate influenze di Korn e Slipknot sulla formazione artistica del gruppo. Bastano questi accenni per migliorare un ascolto che fino a “No Time To Bleed” risultava affannoso, senza variazioni minimali. Ottima idea dunque trascinarsi fuori dalla propria zona di comfort senza eccessive mutazioni, ottimi spunti a livello chitarristico, produzione mostruosa che evoca le ottime prestazioni live del gruppo. Un ulteriore passo avanti dunque, ma resta l’ombra ingombrante del genere deathcore, con tutte le sue limitazioni intrinseche, a imbragare una formazione che continua a proseguire sulla strada giusta, tenendo sul capo la “Black Crown” della scena per la dilagante popolarità.